I dincj de lune e Custodes Bestiae

Genere: horror

Anno: 1999, 2004

Regia: Lorenzo Bianchini

Produzione: Lorenzo Bianchini

Doppia proiezione per il penultimo appuntamento del palinsesto di “Apocalissi a basso costo”, sezione del Future Film Festival dedicata ai film indipendenti italiani low budget :“I dincji de lune” (1999) e “Custodes Bestiae” (2004), rispettivamente primo mediometraggio e secondo lungometraggio del regista friulano Lorenzo Bianchini.

 

I film sono stati scritti, prodotti e montati dal regista stesso, che alla presentazione di sabato 6 maggio ribadisce che sono stati "esperimenti". “I dincj de lune” è un esperimento che in quaranta minuti ha creato un’atmosfera, ha costruito inquietudine; non esiste fotografia, ho solo usato un faretto” afferma il regista, che invita gli spettatori alla consapevolezza: questi prodotti sono stati realizzati “venti anni fa, con zero lire, la cugina e il papà” e risentono di “un’estetica digitale, non professionale”.

 

Seppur con visibili problemi di carattere tecnico dovuti allo scarsissimo budget a disposizione, queste perle di difficile reperibilità sono impreziosite dai virtuosismi della lingua friulana, debitamente accompagnati da sottotitoli in italiano, da una sceneggiatura ferrea, dall’originalità delle riprese, dalla sapiente scelta delle musiche che sottolineano in modo efficace i momenti di maggiore tensione.

 

I dincj de lune” in italiano “I denti della luna”, rappresenta il primissimo esempio di horror realizzato in Friuli Venezia Giulia e racconta di una scrittrice che si reca in un piccolo paesino alla ricerca di materiale per il suo nuovo libro dedicato a leggende e tradizioni popolari. Ospite in una vecchia locanda, la scrittrice scopre che in quel paesino è ancora molto sentito il mito del lupo mannaro.

 

Il pallore della luna piena evoca il famigerato licantropo, del quale non si assiste mai a chiare rappresentazioni, queste vengono solo suggerite dal regista. L’intraprendente scrittrice infine scoprirà se quella della bestia è solo una delle tante leggende popolari frutto della mente dei superstiziosi abitanti, o se la leggenda trae ispirazione da fatti realmente accaduti.

 

La scelta di realizzare i film in lingua friulana conferisce un aspetto più realistico alle storie, soprattutto quando i temi trattati sono radicati nel territorio e fanno parte della cultura popolare locale: anche "Custodes Bestiae", ipnotico ed affascinante, recupera una leggenda popolare, che il regista trasforma in una detective story. Il professore Giorgio Dal Colle dopo aver rinvenuto un vecchio e misterioso affresco in una chiesa viene a conoscenza di una sconcertante verità risalente ai tempi in cui la chiesa praticava l’inquisizione. Decide così di rilasciare un’intervista ad un giovane giornalista per rendere nota la sua terribile scoperta; ma poco prima dell’intervista il professore scompare misteriosamente senza lasciare tracce. Il giornalista così, desideroso di portare a compimento il suo articolo e preso dalla curiosità, inizia ad indagare sulla misteriosa scomparsa dell’uomo e su ciò che voleva rivelare. Così verrà a conoscenza di una sconcertante realtà che riguarda gli abitanti di un piccolissimo paesino del Friuli.

 

Denominatori comuni in questi due film – riscontrabili anche in “Paura dentro” (1997) e “Radice quadrata di tre” (2001) - sono la costruzione graduale dell’inquietudine e la solitudine dei personaggi, che estrapolati e decontestualizzati, si erigono ad eroi di un tempo che non si può certo dire indefinito (walkman, registratori a cassetta, floppy disk, pellicole fotografiche da sviluppare e telefoni pubblici, feticci appartenuti all’ultimo decennio degli anni Novanta) ed operano in un ambiente fatto di verità da svelare, di simboli da codificare, di insidie e di ostacoli da superare. La dimensione provinciale crea un clima di disagio e di terrore, la colonna sonora fa sussultare all’improvviso e vengono usate figure archetipiche dell'orrore come bambine e vecchie. Un’escalation di indizi che permette ai protagonisti di aggiungere un tassello in più alla comprensione del mistero; accompagnati da stati allucinatori e sospesi tra realtà ed immaginazione, non giungono alla risoluzione definitiva dell’enigma, il finale esita e i protagonisti restano quasi intrappolati nella realtà che hanno cercato di rivelare.

 

Sono film da vedere, sono capaci di affrontare temi importanti, soprattutto per un genere considerato spesso di intrattenimento. Lorenzo Bianchini è un regista brillante, un ottimo narratore di storie, capace di straordinari virtuosismi pur disponendo di pochi mezzi. Idee e potenzialità ci sono, ci auguriamo che questi prodotti possano ricevere la giusta attenzione. 

 

Visto e recensito il 6 maggio 2017 al Future Film Festival da Alessandra Di Martino per la redazione di Flashgiovani.