Ep. 29 - La serie "Baby", tra segreti e amore

Ogni mese un articolo per trattare da vicino proprio quelle questioni che riguardano i ragazzi, ma che sono così difficili da esprimere a parole, quelle questioni che sembrano impossibili da spiegare.

La rubrica ALL YOU NEED IS FREUD nasce dal desiderio di parlare di psicologia ai giovani fruitori, attraverso l'analisi di serie tv, film e canzoni contemporanee.

Serie Baby, tra segreti e amore

La serie Baby, in onda su Netflix, ricalca una serie di stereotipi riguardo gli adolescenti e i loro genitori. Le vicende di un insieme di famiglie romane, più o meno benestanti, più o meno allargate, più o meno conflittuali e più o meno in relazione tra di loro si intersecano in un continuo scambio di ripicche, invidie, amori, amicizie e conflitti.

I personaggi

Chiara e Ludovica, per pochi denari e qualche oggetto griffato, si concedono a uomini molto più grandi, alternando crisi di angoscia a momenti di ipereccitazione tipici dell’età adolescenziale.

Simonetta, la madre di Ludovica, è costantemente alla ricerca di un compagno, la solitudine la attanaglia, agli uomini sembra spesso sostituire la figlia in un rapporto simbiotico, il padre è assente. La donna è schiava della propria immagine: scuole private, locali di lusso, bei ragazzi giovani e feste mondane, ella però crollerà allo svelamento pubblico dei “peccati” di Ludovica, finendo giudicata da un tribunale.

Damiano è il figlio dell’ambasciatore del Libano, in perenne contrasto con il padre, spaccia e fuma spinelli, è amato da Camilla, ma ama un’altra e gioca a fare il ribelle trafficando erba. Rappresentato come un duro, il giovane, in realtà, non ha mai elaborato il lutto della morte della madre, incollato all’oggetto simbolico motorino, appartenuto alla donna, sembra infatti non possa stare senza.

Elsa è mamma di Chiara, ossessionata dalla sua candidatura politica e dall’opinione della gente, ha le idee molto confuse sull’amore, prima confessa alla figlia che ha sposato il padre per un sentimento profondo, poi, nel susseguirsi delle puntate, da separati in casa, riafferma che l’amore non esiste. È in corsa per il parlamento ma, quando scopre che sua figlia si prostituisce, rinuncia a presentarsi.

Il rapporto con l'Altro

Camilla e altri comprimari si innamorano, aprono e chiudono amicizie; l’accento per ogni personaggio è posto sulle fragilità e i difetti, molto più che sui punti di forza.

In quasi tutti gli episodi l’attribuzione della responsabilità delle proprie azioni all’Altro è presente. Se facciamo qualcosa è perché è colpa di qualcun Altro, perché qualcuno ci ha fatto qualcosa.

L’Altro con la “A” maiuscola è un Altro che ha avuto un’importanza simbolica ed emotiva per noi, che abbiamo incontrato nella nostra vita, un professore, un amico, un genitore, un libro, un cantante, un poeta. Ludovica inizia la sua prostituzione perché viene umiliata pubblicamente dagli amici e ha una madre contraddittoria, Chiara si fa plagiare da Ludovica, Simonetta copre la figlia, Damiano non sopporta l’assenza materna, insomma, tutti mentono perché al momento sembra meglio, ma poi ne pagano conseguenze molto gravi.

Tutta la serie è una rincorsa infinita ad appellarsi a una serie di giustificazioni per non autorizzarsi a difendere il desiderio soggettivo e gli agiti che ne seguirebbero. Quando scegliamo qualcuno sta male, quando rinunciamo, invece, stiamo male noi, sembra non esserci spazio, nella vita, per la felicità assoluta.

Fabio, il figlio del preside della scuola che frequentano tutti i ragazzi è gay, egli nasconde il suo orientamento sessuale al padre intollerante e conservatore, che lo punisce come fosse un bimbo di 3 anni. Anche in questo caso assistiamo a un genitore che non autorizza il figlio ad esistere al mondo come preferisce, evitando le proprie angosce di padre che deve affrontare un fallimento (o comunque un ridimensionamento) delle proprie aspettative. A fronte di un presunto atto di teppismo di Damiano, il preside, a colloquio con il padre, afferma che la scuola non può sostituire i genitori. Il padre, di contro, sembra invece demandare all’istituzione scolastica una parte dell’intervento pedagogico con il giovane erede. Ancora deresponsabilizzazione, i genitori sulla scuola, la scuola sui genitori.

Il difficile rapporto con la responsabilità

In "Baby" il malessere genitoriale è diffuso, frequentemente legato all’incapacità della generazione attuale di madri e padri nell’affrontare la sofferenza dei figli. Quasi tutti gli adulti cercano di proteggere gli adolescenti dalla sofferenza, dalle conseguenze di alcune loro azioni. A tale atteggiamento i ragazzi rispondono “alzando l’asticella”, in un vortice infinito a cui metterà fine solo l’intervento di soggetti esterni, nello specifico la legge dello stato. Sembra che la legge familiare, e anche quella scolastica, infatti, non siano sufficienti ad arginare le problematiche emotive fisiologiche dell’età “di mezzo”.

La psicoanalisi insegna che la responsabilità è sempre soggettiva, anche dei propri sintomi. A cosa serve stare male? Stare male ci permette di giustificare la nostra estraniazione dal mondo che ci circonda e dal nostro rapporto con le altre persone, stiamo sì male, ma ci fa sentire, illusoriamente, più sicuri.