La fine del mondo tour: Anastasio all'Estragon

Locandina La fine del mondo Tour

 

Lunedì 25 marzo, all'Estragon di Bologna, Anastasio si è esibito nella seconda data bolognese del suo "La fine del mondo tour". In un'ora circa di concerto, l'artista ha alternato le sue versioni di alcuni classici a pezzi originali, accompagnato da una band live. 

Quando le luci dell'Estragon si abbassano, in un lunedì sera di marzo come un altro, l'atmosfera è carica di aspettativa e curiosità: una folla variegata, di età diverse aspetta di assistere al concerto di Anastasio, il giovanissimo rapper trionfatore dell'ultima edizione di X Factor; un incrocio ben riuscito tra un rapper e un cantautore vecchio stampo, che nel giro di pochi mesi ha scalato tutte le classifiche. 

Lo spettacolo che è una miscela di quelli che sono i tre aspetti che stanno caratterizzando l'inizio della sua carriera, da vita a un concerto breve, ma estremamente godibile e sorprendentemente emozionante.

Innanzitutto, le sue personalissime cover: dai Gorillaz a Elisa, passando per Rino Gaetano, per arrivare all'immancabile rifacimento di Generale, valsogli i complimenti dello stesso De Gregori. Spicca La porta dello spavento supremo, di Franco Battiato quando Anastasio chiede al pubblico di illuminare con accendini e telefoni il palazzetto lasciato al buio, e la canzone diventa quasi un monologo recitato, in cui le parole si rincorrono con fervore, rendendolo uno dei momenti più alti della serata. 
A questi pezzi, che trovano il facile entusiasmo degli spettatori e riescono a coinvolgerli con le loro melodie note, Anastasio alterna le canzoni che ha presentato come singoli. La fine del mondo, l'inedito divenuto famoso sin dalla sua prima audizione sul palco di X Factor (disco di platino che conta oggi oltre sei milioni di visualizzazioni su youtube) coinvolge completamente il pubblico; anche Correre, il singolo presentato sul palco dell'Ariston di Sanremo, è accolto con applausi e urla dagli spettatori. 
Anastasio ci fa poi fare un salto nel tempo con pezzi che ha composto fin dalla sua adolescenza, probabilmente la parte più interessante ed emozionante del concerto, e che ci permette di inquadrare meglio l'artista. Si tratta di canzoni sui temi più disparati, in alcuni casi anche molto delicati e particolari. Fuoco, per esempio, racconta un incendio che divampa sul Vesuvio, dal punto di vista di chi lo ha appiccato "E la fiamma c‘è già prima che si esprima / Ed io l‘ho solo aiutata con la benzina / E laddove un altro vede distruzione vedo la liberazione / di un‘anima che soffriva"; Rosso Malpelo, invece, è la sbalorditiva rivisitazione in versi del racconto di Verga, che denota capacità liriche e interpretative fuori dal comune: "...lui cercava disperato la voce del suo vecchio / e diceva: forse è il diavolo a parlargli all'orecchio / perchè un rosso è figlio del demonio e vittima del vizio / e non c'è modo di scappare alla calunnia e al pregiudizio."
Non mancano anche intermezzi più leggeri: Il giro di Do, che Anastasio improvvisa strimpellando una chitarra, è una sottile critica alla monotonia delle classiche canzoni d'amore, che strappa diverse risate nella platea. 

Tra tutte, le canzoni meno conosciute sono forse quelle che più riescono a stregare il pubblico grazie alle loro parole, che sono la chiave di lettura di questo artista.
Quello che lo ha distinto fin dagli esordi, infatti, è la sua capacità incredibile di giocare con rime, incastri e versi; quale che sia l'argomento, dalla classica storia d'amore, al disagio adolescenziale, alla guerra, Anastasio è in grado di trasmettere appieno il suo pensiero affidandolo a parole ricercate ed esatte, che risuonano dirette e precise a chi ascolta, cariche di rabbia, passione, energia. 
Complice della riuscita è anche la bravura dell'interprete, che di volta in volta è capace di calarsi al meglio in ogni contesto, dal più leggero al più serio. Ed è sicuramente incoraggiante vedere come tutti, soprattutto i più giovani, abbiano premiato questa qualità, apprezzando una musica che è prima di tutto contenuto, in un panorama artistico che troppo spesso lo tralascia. A far sì che le canzoni esprimano il loro pieno potenziale concorre anche la scelta di esibirsi con una band (con Marco Lanciotti alla batteria, Alessio Brun al basso e al synth, e Gianmarco Caruso al basso e synth), scelta in controtendenza rispetto ai suoi colleghi rapper, ma che conferisce ad ogni canzone quel quid in più. 

Anastasio si apre al pubblico attraverso le sue parole, ed è interessante notare le mille sfaccettature che presenta: incarna perfettamente l'animo ribelle e impertinente della sua generazione, che "rappa" freneticamente di innamoramenti, autostima e delusioni, ma allo stesso tempo la sua bravura e i suoi testi lasciano trasparire una maturità che va ben oltre i suoi ventun'anni, soprattutto nelle interpretazioni più intime e impegnate, che incantano il pubblico nella loro spiazzante sincerità. La giovane età e l'inesperienza, però, ritornano prepotentemente durante il concerto alla fine di ogni canzone, sul volto incredulo e grato di un ragazzino che sembra fatichi ancora a credere che così tanta gente abbia voglia di starlo ad ascoltare, cantare con lui, e acclamarlo.

Questo concerto, in fin dei conti, racconta una storia: la storia di un artista che ha appena messo piede sul palco, ma che promette di restarci per molti anni ancora. La storia di un artista che è arrivato alla fama seguendo un percorso oggi quasi obbligato, quello del talent, ma che nella gabbia dell'omologazione sembra stare stretto: conclude il concerto con la versione originale de La fine del mondo, per la quale il pubblico mostra molto più entusiasmo rispetto a quella modificata e confezionata dal programma, proposta all'inizio dello spettacolo.
Questo concerto racconta infine la storia di un artista che si dimostra capace di cambiare le regole del gioco, di imporsi sulla scena riportando all'attenzione quello che conta davvero, suscitando al suo pubblico sentimenti profondi attraverso una prospettiva nuova e fresca. È lui stesso a dichiararlo durante il concerto: "Ribaltare la prospettiva è forse l'unico vero obiettivo di chi prende la penna in mano". E noi non vediamo l'ora di ascoltare che altro potrà regalarci il suo sguardo unico sul mondo. 

Sara De Acetis, redazione Flashgiovani

 

SCALETTA

Another brick in the wall

Intro (Esercizio di stile)

Costellazioni di kebab

La fine del mondo

Fuoco

Rosso Malpelo

Se piovesse il tuo nome

C'è tempo

Correre

Un adolescente

Il giro di do

Mio fratello è figlio unico

Ho lasciato le chiavi

T.S.O.

La porta dello spavento supremo

Autunno

Clint Eastwood

Generale

La fine del mondo