Manifesto

Genere: Drammatico

Anno: 2015

Regia: Julian Rosefeldt

Paese: Australia, Germania

Manifesto, il lungometraggio di Julian Rosefeldt che apre Biografilm Art nonché manifesto, perdonate la ridondanza, del festival, è uno dei film acquistati da I wonder che vedrà una regolare, per quanto limitata, distribuzione nelle sale. Ma a chi è indirizzato questo film?

Rosefeldt nasce come videoartista, ma in questo suo ultimo lavoro abbandona questa forma. Non che così facendo si avvicini al cinema tradizionale: Manifesto è un film non narrativo, un piccolo ma ricco saggio sull'arte. Protagonista unica e assoluta è Cate Blanchett, senza ombra di dubbio una delle più brillanti attrici viventi, che interpreta tredici differenti personaggi. Nei panni di ognuno di essi declama un diverso monologo ricavato dai più disparati manifesti artistici: una costruttrice di burattini recita i manifesti surrealisti, una tiratissima coreografa tedesca quelli di fluxus, una maestra elementare le dichiarazioni di intenti di registi come Werner Herzog e Lars von Trier, e così via, coprendo tanti dei più importanti movimenti del '900.

Non si possono negare i tanti pregi del film: una messa in scena sontuosa, un'interprete straordinaria, un'ironia spesso azzeccatissima. Quest'ironia, a volte sottile altre più esplicita, permette tra l'altro a Rosenfeldt di scherzare sulla sua opera e sull'arte di cui parla: non prendendosi troppo sul serio riesce, per fortuna, a non apparire mai supponente o pretenzioso, un rischio altissimo per un progetto tanto ambizioso.

Il limite del film, però, è che si esaurisce in questo. Sembra quasi una gara tra un regista che si diverte a mettere in mostra la propria intellettualità e un pubblico che deve indovinare i testi citati. Forse una maggior varietà stilistica avrebbe giovato. Tutte le sue sequenze sono riprese allo stesso modo: lunghe e lente carrellate, riprese aeree, rallenty, inquadrature simmetriche, fotografia pulitissima. Certo, tutto bellissimo da vedere, ma ciò appiattisce le differenze tra le tante riflessioni sull'arte che racconta, differenze che così vengono confinate alle interpretazioni di Blanchett e agli aspetti più espliciti della messa in scena (scenografia, costumi). E, ovviamente, alle parole dei manifesti. Ma, proprio come viene fatto notare all'inizio del film, tutti i manifesti sono assimilabili negli intenti e nella forma, e questo contribuisce a rendere Manifesto monotono, sempre uguale. Potrebbe in fondo anche essere questo il senso fondamentale del film, rendere conto della continuità dei tanti movimenti che invece pensiamo così distanti l'uno dall'altro. Eppure, se Rosefeldt fosse riuscito a dare un differente impianto stilistico a ogni scena, lasciando allo spettatore il compito di trovare nelle discordanze le similitudini, avrebbe forse ottenuto un film capace di andare oltre l'essere un divertente esperimento intellettuale.

Con questo grande limite, forse consapevole e voluto, Manifesto è un film che potrebbe piacere solo a chi si interessa di arte moderna, e in particolare a chi riuscirà a decifrare più simbolismi, mettendo alla prova la propria cultura. Difficile che il grande pubblico si appassioni a un gioco così raffinato e complicato. Ma un nome di grande richiamo come quello di Cate Blanchett potrebbe comunque attirare l'attenzione, e questo forse spiega una scelta azzardata ma coraggiosa come quella compiuta da I wonder nel portare in sala proprio Manifesto.

E' ancora possibile vedere il film al Biografilm Festival 2017 il:

  • sabato 17 giugno 2017, ore 16:30
    Biografilm Hera Theatre - Cinema Arlecchino

Visto e recensito il 13 giugno 2017 da Marcello Bonini per la redazione di Flashgiovani.