The Space in Between: Marina Abramovic and Brazil

Genere: Documentario

Anno: 2016

Regia: Marco del Fiol

DistribuzioneBrazil

 

Recensito il 17 giugno da Alice Michelini.

The Space in Between esplora il viaggio mistico che l’artista serba Marina Abramovic compie in Brasile, al fine di trovare nuove ispirazioni per il suo lavoro creativo e guarire a livello fisico, mentale e spirituale. Il viaggio “fisico” si frammenta in diverse tappe, da Abadiania a Bahia, da Chapada Diamantina a Curitiba, da Chapada dos Veadeiros a Minas Gerais: in ognuna di queste, la Abramovic incontra guaritori, leader spirituali e medium di piccoli paesi rurali brasiliani, prestandosi ai loro rituali, alle loro tradizioni, alle loro parole. Ma il viaggio che conta è quello dello spirito: in questo contesto, la Abramovic esplora la ricerca di sé, la percezione dell’inconscio, il trascendere del dolore.

Gli amanti del genere mistico ameranno moltissimo The Space in Between. Nel varcare i limiti dei domini di arte e spiritualità, la Abramovic sperimenta riti sciamanici per ritrovare la pace perduta e purificare il karma. Attraverso questo percorso spirituale, la Abramovic si riscopre parte di un universo palpitante, di cui lei, come ognuno a suo modo, ne forma il DNA galattico. In un mondo in cui le idee sono puri e semplici oligrammi, “the space in between” (lo spazio tra le cose), è dunque quel luogo della psiche in cui si perde il controllo, in cui l’artista si disconnette dall’inconscio e riscopre il processo creativo, purificando corpo e spirito.

E i non amanti del genere mistico, apprezzeranno ugualmente l’ultima produzione creativa della Abramovic? Per ben due ore, avranno modo di osservare una Abramovic che beve litri di ayahusca (bevanda allucinogena preparata dai curanderi indigeni per entrare in comunicazione con il divino), orina e defeca al tempo stesso, annusa ogni pianta che trova, vede luci blu, crea tutorial su come mangiare aglio e cipolle, si fa cospargere di fango e si improvvisa medium. Forse è uno spettacolo che merita comunque di essere visto.

 
Photo credit: www.nytimes.com

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