Neruda

Genere: Biografico, Drammatico

Anno: 2016

Regia: Pablo Larraín

Distribuzione: Good Films

Recensito da Cristina Catanese il 17 giugno.

Il primo film che ho visto su Neruda, o meglio con Neruda come co-protagonista, è stato Il postino di Troisi e Radford, splendido film ambientato nel sud Italia, che regala allo spettatore la visione di un Neruda poeta, il quale incanta l’animo del postino Mario Ruoppolo. Ma non tutti i film possono essere uguali, giustamente.

Se si decide di guardare Neruda di Larraìn si deve uscire dall’ottica sognante della storia de Il postino e si deve comprare un biglietto per giungere direttamente nel Cile del 1948. La seconda guerra mondiale è finita da poco, il Cile è sotto la guida di Gabriel González Videla.

Neruda, senatore comunista e già affermato poeta nazionale, aveva diretto la campagna nazionale di Vileda, ma da quest’ultimo rimane deluso perché Videla volta le spalle al Partito comunista. Dopo che, nel 1947, i manifestanti vengono imprigionati in campi di concentramento, Neruda, e con lui il Partito comunista, prende le distanze dal governo. Vileda incarica l’ispettore di polizia Oscar Peluchonneau di arrestare Neruda, ricercato in tutto il paese e costretto a nascondersi. Aiutato da alcuni compagni del Partito e dall’aristocratica moglie Delia del Carril, Neruda cambia spesso abitazione per evitare di farsi trovare. In questa situazione il poeta cileno soffre: abituato a vivere nel lusso, tra feste e incontri, Neruda non sopporta di dovere rinunciare alla sua libertà e, talvolta, esce di nascosto e si traveste per respirare aria pulita e cercare un po’ di divertimento.

Dall’altro lato, c’è Oscar Peluchonneau, interpretato da Gabriel Garcia Bernal, ma soprattutto c’è la sua voglia di dimostrare a tutti, ma forse più a se stesso, di essere qualcuno, una persona che conta. Si impegna, dunque, ad assolvere il suo compito e comincia la caccia all’uomo.

Il cliché della vittima e del carnefice che si rincorrono perché non possono fare a meno dell’altro è palese: la fuga e l’inseguimento sono gli ingredienti principali del film. Neruda lascia raccolte di poesie con dedica al poliziotto che, affascinato, le legge. Le poesie fungono da mezzo per far conoscere al poliziotto l’animo nerudiano e, allo stesso tempo, è come se Neruda creasse il personaggio del poliziotto. C’è, a mio parere, un qualcosa di metaletterario che investe il film in modo altalenante.

Neruda sfugge al poliziotto sempre per poco: lui vuole farsi trovare, questo inseguimento lo fa sentire vivo. Peluchonneau non si arrende e continua a perquisire appartamenti e a interrogare presunti complici del poeta.

Se, in un primo momento, si pensa che la vittima sia il poeta ricercato, e il carnefice l’affascinante ispettore di polizia, alla fine si può cambiare idea: forse la vittima è proprio Peluchonneau che non riesce nel suo intento di catturare il poeta. La morte gli darà quello che desidera: un nome.

 

Photo credits: www.collider.com
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