Jean Douchet: due o tre cose che so di Marnie

Approfondimento - Incontro con Jean Douchet

Dove: Sala Auditorium - Laboratori delle Arti UniBo

Quando: Domenica 26 Giugno 2016

Il regista e critico cinematografico francese Jean Douchet è stato ospite domenica 26 giugno alla Sala Auditorium della Cineteca di Bologna, per parlare del celebre Marnie di Alfred Hitchcock, uscito nelle sale nel 1964. Il film, diventato celebre per il suo affascinante mix di suspense e sesso, racconta la storia di Marnie Edgar, giovane ladra seriale il cui modus operandi nel mondo del furto segue sempre lo stesso schema: ottenere un posto di lavoro nell’azienda di turno, per poi derubare tutto il rubabile. Se i soldi sono nel mirino di Marnie, tuttavia nel film, è Marnie a finire nel mirino di qualcuno: l’affascinante uomo d’affari Mark Rutland. Se Mark riesce nell’intento di far desistere Marnie dal rubare, tuttavia usa la coercizione per intrappolarla in un matrimonio. La luna di miele si prospetterà infatti come un vero disastro, costellato dai molteplici tentativi di Marnie di non farsi nemmeno sfiorare dal suo eroe.

Jean Douchet ha raccontato alla platea del Cinema Ritrovato, proprio alcuni dettagli simbolici film. Ad esempio, quelli relativi alla sessualità (latente e non), sprigionata da molte scene di Marnie. Si pensi per esempio, all’inizio del film: il lavoro di Hitchcock comincia con l’inquadratura della borsa sotto il braccio di Marnie, mentre questa cammina alla volta di una nuova avventura, verso il futuro che la aspetta. La borsa stessa e la camminata di Marnie creano un riferimento al sesso femminile, in particolare attraverso effetti di perpendicolarità e di verticalità. Questo effetto accade per una volontà precisa: quella di mostrare l’entrare in scena della nostra eroina, della sua sessualità e della sua frigidità. Anche il fatto che Marnie sia bionda, non è un dato lasciato al caso. Per Hitchcock, il giallo rappresenta il colore del desiderio sessuale e allo stesso tempo, il tentativo stesso di nascondere tale desiderio.

Un doppio tema, quello dei contrasti, dunque molto ricorrente nei lavori del regista, che nel caso di Marnie, nasconde una doppia interpretazione sui personaggi stessi. Chi è l’eroe buono e il villain tra i due? Se da un lato, lui sì, salva la povera Cenerentola dal suo destino di malavita ed espedienti, dall’altro brama e vuole il sesso della donna, non curante dei suoi rifiuti.  Dall’altro lato della medaglia, Marnie è sì una ladra e una truffatrice, ma anche una vittima non solo del suo benefattore (?), ma anche della sua condizione stessa.

Il tema del diritto e del rovescio, si ripresenta nei titoli di inizio, ma anche nella dicotomia tra povertà e ricchezza, che Hitchcock affronta per analizzare il volto vero di una società americana estremamente polarizzata, come per altro aveva già tentato prima di Marnie in Vertigo - La donna che visse due volte, e in The Birds – Uccelli. La società americana, strettamente legata al consumo e al piacere derivante dal consumo stesso, muta in continua evoluzione, in un susseguirsi di sali e scendi, in una perenne altalena. Marnie stessa, originariamente nata in un contesto di povertà e miseria, crede per un breve momento di appartenere al mondo dell’alta aristocrazia, ossia colei che gestisce la società del consumo. Douchet spiega come Sean Connery, che impersona il ruolo dell’aristocratico Mark Rutland, non sia infatti stato scelto per caso. Connery, che aveva alle spalle il fresco successo di Mission Impossible, doveva infatti dare al personaggio l’aura da eroe, l’unico in grado di salvare la povera Marnie.

 

Recensione a cura di Alice Michelini.

Photo credits: thehitchcockreport.wordpress.com
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