Mostra IMPREVEDIBILE, essere pronti per il futuro senza sapere come sarà

Mostre
Dal 13 ottobre 2017 al 4 febbraio 2018

Dal 13 ottobre 2017 al 4 febbraio 2018 sarà possibile visitare presso il nuovo Centro Arti e Scienze dell'Opificio Golinelli la mostra Imprevedibile, essere pronti per il futuro senza sapere come sarà.

CAP

 

La mostra prodotta dalla fondazione Golinelli è curata da Giovanni Carrada per la parte scientifica e da Cristiana Perrella per la parte artistica.

Il termine imprevedibile muove dalla sensazione di incertezza che caratterizza la nostra vita in un momento storico di grandi e rapidissimi cambiamenti. In questo caso l'incertezza è il tema che gli artisti affrontano meglio e tramite la propria sensibilità e inventiva partoriscono opere in grado di fornirci molteplici interpretazioni del futuro. Perché il futuro non si lascia prevedere e non si può controllare però possiamo prepararci al tempo che ci attende e soprattutto dobbiamo per quanto ci è possibile contribuire a crearlo, cercando in quello che accade oggi i semi di quello che potrebbe accadere domani.

Il percorso espositivo della mostra mette in dialogo le opere degli artisti contemporanei italiani e internazionali lasciando che le suggestioni dell'arte e della scienza aiutino il visitatore a farsi un'idea più ricca e complessa sull'argomento, sviluppando un proprio punto di vista sul futuro che ci aspetta.

La mostra si articola in sei sezioni, la prima sezione è intitolata IL FUTURO ARRIVA COMUNQUE, l'insieme delle tecnologie che abbiamo creato e che guidano il nostro futuro e quindi il cambiamento della società, ha una forza ormai grande quanto quella della natura.

In questa sezione troviamo il disegno Murale dell'artista argentino Pablo Bronstein intitolata The Age Of Steel. Il disegno si presenta come una serie di disegni di proporzioni monumentali che ritraggono diverse macchine da lavoro utilizzate dall'inizio della rivoluzione industriale, che poi l'artista ha prodotto al computer, simbolo delle nuove macchine moderne, stampandoli su una carta da parati che ricopre interamente la superficie muraria. Ne viene fuori una sorta di Museo ideale dedicato alla meccanica. Con questo lavoro Bronstein rilegge e attualizza una delle novità espresse dalla rivoluzione industriale cioè il carattere monumentale dei mezzi meccanici delle fabbriche, simbolo di ottimismo e fiducia verso il futuro. Allo stesso tempo l'idea dei macchinari utilizzati come decorazione da parete allude all'odierno declino della produzione industriale pesante e alla riconversione architettonica dei suoi luoghi dalle industrie creative.

BRONSTEIN

 

La seconda sezione è intitolata IL FUTURO CREA PIÙ DI QUANTO DISTRUGGA significa che il progresso materiale e quello civile dipendono dall'innovazione la quale va a beneficio di tutti.

L'opera in questione dell'artista danese Olafur Eliasson intitolata Little Sun è una piccola lampada a forma di girasole che funziona a energia solare, dando vita a un progetto di imprenditoria sociale con l'obiettivo di portare luce ed energia sostenibile a tutte quelle popolazioni che non hanno accesso all'elettricità. Questo perchè l'innovazione ha allargato il benessere nel resto del mondo ma allo stesso tempo ci sono anche le disparità sociali, per questo attraverso la creatività si possono creare occasioni per agire, avere la necessità di guardare agli altri e preoccuparsi del proprio vicino.

LITTLE SUNLAMPADA

 

La terza sezione si intitola IL FUTURO NON SI LASCIA PREVEDERE, proprio l'imprevedibilità garantisce che nessuno potrà mai dominarlo.

L'opera dell'artista tedesco Nasan Tur intitolata The Remaining Life of Nasan Tur si presenta come un'opera apparentemente semplice, un piccolo schermo a LED orizzontale, contenuto in un parallelepipedo dorato che mostra l'aspettativa di vita dell'artista calcolata grazie all'uso di dati statistici e studi epidemiologici. L'opera espressa in secondi rappresenta la fragilità dell'esistenza umana ma anche i vari tentativi che la scienza mette in campo per cercare di prevedere l'imprevedibile.

LED

 

La quarta sezione si intitola IL PREGIUDIZIO CONTRO LE COSE NUOVE, di fronte all'incertezza che ogni vera innovazione porta con sè, la mente umana è abbastanza conservatrice perchè conserva una sorta di resistenza alle cose nuove.

A tal proposito l'artista bolognese Flavio Favelli come un collezionista ossessionato di ricordi raccoglie e si circonda di cose provenienti dal passato, in particolare quelle che corrispondono al periodo della sua infanzia. Oggetti che Favelli smonta e riassembla donando loro una nuova forma, trasformandoli in creazioni dense di significato dove passato e presente sono combinati insieme.

L'opera intitolata Mille Luci sono delle insegne luminose con scritte, nomi di prodotti e loghi corrispondenti al periodo del boom economico e gli anni di piombo, periodo a cui l'artista è particolarmente legato. I marchi Fiamm, Jolly, Valvoline, Motoroil si sovrappongono fra loro creando immagini quasi illeggibili ma comunque familiari e rassicuranti. L'opera è la contemplazione malinconica di un passato lontano ma comunque aperto ad una nuova luce.

MILLE LUCI

 

La quinta sezione si intitola FARE I CONTI CON LA NATURA, gran parte dei problemi ambientali sono il prezzo che paghiamo per consentire a tutti noi la vita che viviamo attualmente.

Superflex è un gruppo di artisti danesi, la loro opera che troviamo alla mostra è intitolata Experience Climate Changes as an Animal. Si tratta di Manifesti sui quali sono riportate cinque sessioni di ipnosi da tenere in luoghi diversi e dedicate a cinque animali estinti o a rischio estinzione a causa del riscaldamento globale: L'aquila a Dahaka (Bangladesh) nel 2012, la medusa a Rio de Janeiro (Brasile) nel 2015, l'orso polare a Mom (Danimarca) nel 2020, la zanzara a Illulissat (Groenlandia) nel 2015 e infine il mammut a Zanzibar (Tanzania) nel 2050. Questi appuntamenti sono stati fissati in corrispondenza con importanti scadenze a livello internazionale per quanto riguarda il clima. I manifesti valgono da invito ai gruppi di ipnosi a immedesimarsi con l'animale in questione ma agiscono anche come monito a non dimenticare che il futuro del pianeta è già scritto, a meno che non si attuino le misure necessarie a invertire la rotta.

SUPEFLEX

 

La sesta e ultima sezione della mostra si intitola CHI NON INNOVA RISCHIA DI PERDERE ANCHE IL PROPRIO PASSATO: si indaga il passato di grandi nazioni come l'Inghilterra e la Cina e si riflette sul trascorso del nostro paese per capire la necessità del rinnovarsi, perchè più si resta fermi più si rischia di buttare il proprio passato.

L'opera dell'artista cinese Ai Weiwei intitolata Very Yao è una torre monumentale realizzata con biciclette ammassate.

La bicicletta è stato un mezzo di trasporto, parte integrante dell'identità cinese fino agli anni ottanta, poi la corsa alla modernità e all'inarrestabile progresso della Repubblica Popolare hanno reso protagonista l'automobile. La Cina è diventata il più grande mercato mondiale delle vetture ma questo ha causato un impatto brutale sull'ambiente e sulla vivibilità della città. Così per far fronte a questo problema sembra che ora si stia facendo molto per riportare i cinesi sulle due ruote con la produzione delle biciclette elettriche. L'opera fa riferimento al concetto di tradizionale inteso non come nostalgia del passato ma come un desiderio di trasformazione che tenga conto delle radici invece che reciderle brutalmente.

TORRE

 

La mostra termina con l'opera dell'artista inglese Martin Creed, una scritta al neon Don't Worry posizionata in un angolo, in modo che la parola worry si contrapponga alla scritta don't separando il significato in due unità distinte. La frase sembra voler rassicurare ma allo stesso tempo con la sua assertività può suonare vagamente minacciosa.

SCRITTA

 

Quest'ultima opera mostra come l'arte con la sua leggerezza pensosa insegna a porsi delle domande, a sollevare dubbi piuttosto che certezze, attraverso i quali raggiungere una visione più complessa non solo della realtà ma anche di ciò che ci aspetta.

Orari di apertura

Da lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 19.00
sabato e domenica dalle ore 11.00 alle 18.00
(chiuso dal 23 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018)

Tariffe

  • biglietto intero: 6€
  • biglietto intero con visita guidata: 8€
  • biglietto ridotto: 4€

Contatti

www.artescienzaeconoscenza.it
www.fondazionegolinelli.it

Tel. 051 0923200

Indirizzo
via Paolo Nanni Costa 14, 40133 Bologna

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