Nothingwood

Genere: Documentario

Anno: 2017

Regia: Sonia Kronlund

Paese: Francia, Germania

Alla fine della proiezione di Nothingwood, durante l'incontro con i protagonisti del documentario d'esordio di Sonia Kronlund, uno spettatore ha paragonato Salim Shaheen a Ed Wood, "il peggior regista del mondo" raccontato da Tim Burton in uno dei suoi film migliori (Ed Wood, appunto). Il paragone non calza a pennello, in realtà; ci sono tante e importanti differenze tra i due personaggi, ma indubbiamente osservando Shaheen al lavoro, e guardando frammenti dei suoi film, non può non venire in mente il pessimo regista statunitense.

Shaheen è iraniano, ma vive e lavora in Afghanistan, un paese dove il cinema quasi non esiste, in cui però è riuscito a ottenere una discreta fama come autore e attore di centinaia di film a budget zero. Grazie solo al proprio carisma Shaheen ha edificato a Kabul la propria "Nothingwood", una Hollywood fatta di niente.

Davanti alle storie improbabili che racconta, dove il nostro panciuto eroe canta, solleva automobili e sgomina da solo orde di nemici con goffi colpi, è impossibile non ridere di gusto, proprio come davanti ai "classici" di Ed Wood.

Kronlund, nei primi minuti del film, si chiede cosa l'abbia spinta a occuparsi di Shaheen e del suo cinema, dopo anni passati in Afghanistan a raccontarne gli orrori. È rispondendo a questa domanda che si può cogliere l'enorme distanza che corre tra lui ed Ed Wood. I film di quest'ultimo erano il degradamento dell'immaginario hollywoodiano, il fallimentare tentativo di ricreare quel mondo in cui Wood ambiva inutilmente di entrare. I film di Shaheen sono invece l'esatto opposto: vogliono diventare una via di fuga dalla violenza e dalla morte che gravitano sul suo paese, raccontando storie impossibili per distrarre dalla realtà in cui si vive (cosa che il cinema ha spesso fatto nel corso della sua storia). Ecco da dove nasce l'entusiasmo dei suoi attori, la gioia del suo pubblico: tutti colgono l'occasione che la Nothingwood di Shaheen offre loro per vivere qualcosa d'altro. Almeno negli intenti, perché nella realtà dei fatti le cose sono molto diverse. Ed è impossibile non siano diverse.

Seguendo Shaheen al lavoro, Kronlund si immerge in una città che porta le cicatrici della guerra in ogni sua strada. È impossibile sfuggirvi, e dopotutto nemmeno lui sembrerà voler sfuggirvi davvero. Come tutti coloro che hanno vissuto in Afghanistan, Shaheen ha visto il sangue spargersi ogni giorno, e per di più è un ex militare. Il regista racconta alla giornalista del suo passato, sempre con quel gusto per l'esagerazione che lo caratterizza, ma anche così si capisce bene quanto il cinema e la guerra, la guerra vera, siano radicanti in lui, e in lui si intreccino. Allora dai suoi film emerge, sempre più prepotentemente per quanto deformata dalla narrazione cinematografica, la tremenda storia di conflitti che ha martoriato il paese, fino alla messa in scena di un episodio vissuto in prima persona da Shaheen soldato. Ecco, se Ed Wood non riusciva a diventare hollywoodiano, Shaheen non riesce a non essere afghano.

Mai però viene meno l'entusiasmo gioioso del raccontare, l'enorme energia positiva nel creare qualcosa dal nulla, dalla povertà assoluta. Salim Shaheen è un regista che in questo senso fa un cinema purissimo e sincero; certo, non grande cinema, anzi, proprio il contrario, ma, raccontandolo, Kronlund racconta, attraverso un microcosmo quasi surreale, l'anima di un paese, e il desiderio tutto umano di superare l'oscurità che è ormai parte di noi.

E' possibile vedere nuovamente il film durante il Biografilm Festival il:

  • sabato 17 giugno 2017, ore 19:00
    Cinema Europa

Visto e recensito l' 11 giugno 2017 da Marcello Bonini per la redazione di Flashgiovani.