di Francesca Iacobo
Ieri sera è stato proiettato al Cinema Europa il documentario dedicato agli italiani che hanno scelto Londra per vivere e lavorare: Influx, del regista Luca Vullo, che ha presentato il suo film sia al Loft Kinodromo, che in sala prima della visione.
Il documentario è stato prodotto prima della Brexit, documentando la situazione dei nostri compatrioti che si sono trasferiti a Londra. Un film importante che ci fa capire cosa sta succedendo in termini di emigrazione italiana all'estero, e in questo caso nella capitale britannica. Una storia che parla di tutti noi e del perché ci spostiamo dall'Italia. Londra è infatti vista come una città che dà la possibilità di fare "il salto", e trampolino di lancio per lo stesso regista. Luca Vullo ha infatti trasferito la sua casa di produzione dalla Sicilia in questa città, un cambiamento per lui fondamentale, poiché per fare le stesse cose che avrebbe fatto in Italia, ha impiegato molto meno tempo. Per costruire una società gli è bastato infatti compilare un modulo on-line e spendere 1 £, mentre in Italia a livello burocratico ci sarebbero voluti almeno 4000 €. Inoltre l'Italia è uno dei pochi paesi che tassa i festival, cosa che non avviene negli altri stati; inoltre a Londra "non ho mai pagato le tasse perché non raggiungo un tetto limite di guadagno", spiega il regista, il contrario di quanto che succede in Italia, dove le tasse sono molto alte.
Questo è quello che viene visto nel documentario, un paese dove i giovani hanno ancora la possibilità di sognare. Attraverso lo sguardo di ragazzi che si sono trasferiti per lavoro, ma anche anziani che si sono trasferiti per una "vacanza" e che poi non sono più tornati, si delinea una chiara situazione in cui l'estero viene visto come una scappatoia e una possibilità per iniziare una nuova vita. Londra viene descritta come una città che offre molte più opportunità lavorative ai giovani, dove qualunque persona che ha voglia di fare può arrivare ad essere un piccolo imprenditore di sé stesso, dove le porte non sono mai chiuse e chiunque abbia voglia di inventarsi può farlo con una prospettiva più alta.
Sono molti gli interrogatori che vengono posti nel film, sotto forma di immagini che appaiono come dei quiz, sulla questione di come gli italiani molte volte "fanno gli italiani" e nel modo in cui affrontano la burocrazia, cercando sempre di trovare una scappatoia. Come dice infatti il commercialista intervistato nel film (tra l'altro commercialista dello stesso regista) se a un inglese si presenta una fattura questo dirà "Ok, questa è una fattura. La pago", mentre un italiano dirà "Ok, questa è una fattura. Discutiamone". Ciò per far capire anche il diverso tipo di mentalità con cui si affrontano le situazioni in cui si può incorrere.
Londra (come molti paesi esteri) è una città che può senza dubbio offrire molte opportunità, ma ciò dipende molto anche dal tipo di mentalità con cui si giunge a scoprirla. Se una persona ha le idee chiare su cosa vuole fare, allora ha molte possibilità, mentre al contrario potrebbe avere delle difficoltà a integrarsi. "Londra è una città che se non la divori, ti divora lei", spiega una ragazza intervistata.
Un documentario che offre una chiara inquadratura sulla situazione attuale, ma che dovrà essere nuovamente affrontata con il discorso sul Brexit. E chi lo sa se le cose non cambieranno ulteriormente.
Da non perdere i prossimi appuntamenti targati Kinodromo. Stasera alle 21.15 al Cinema Europa: Magic Island di Marco Amenta, con il consueto appuntamento al Loft Kinodromo, prima e dopo la proiezione.