Dall’11 settembre 2021 al 13 febbraio 2022 presso le Gallerie Estensi di Modena ha luogo la mostra Capa in color, una straordinaria selezione degli scatti a colori di Robert Capa, uno dei più grandi fotografi del Novecento.
Curata dal Centro Internazionale di fotografia di New York, la mostra è allestita in collaborazione con le Gallerie Estensi che ospitano le opere all’interno delle loro sale. Modena, infatti, torna ad accogliere la grande fotografia. Dopo Steve McCurry e William Fox Talbot ora è il momento di Robert Capa che viene presentato al pubblico in una veste nuova, o meglio, meno nota: quella a colori.
Capa è un fotografo di fama mondiale conosciuto per i suoi scatti in bianco e nero, sebbene per quasi tutta la vita abbia lavorato anche con pellicole a colori.
Queste ultime però non hanno riscontrato lo stesso seguito di quelle in bianco e nero e prima di ora non erano ancora state presentate in un’unica mostra.
Le Gallerie Estensi ospitano oltre 150 immagini a colori insieme a lettere personali e appunti di riviste su cui furono pubblicate, offrendo all’osservatore la possibilità di seguire questo percorso fotografico parallelo e meno fortunato rispetto a quello degli scatti in bianco e nero.
Capa rimane un grande maestro anche nelle pellicole a colori da cui traspare, come dalle altre, una capacità di osservazione e di cogliere momenti ed espressioni assolutamente unica. È proprio la scoperta delle potenzialità delle sue fotografie a colori che rende necessaria, quasi a metà della sua carriera, la definizione di un nuovo approccio.
L’esposizione nasce da un progetto di Cynthia Young, curatrice della collezione di Robert Capa al Centro internazionale di fotografia di New York e intende illustrare il particolare approccio dell’autore verso i nuovi mezzi fotografici. La mostra è stata realizzata con il patrocinio del Comune di Modena.
L’ESPOSIZIONE
Robert Capa, nato a Budapest e naturalizzato statunitense, è stato considerato dal Picture Post come “il più grande fotografo di guerra” poiché durante la carriera testimoniò, attraverso i suoi scatti, molti tra i più grandi conflitti del Novecento.
Tutte le fotografie in mostra provengono da diapositive a colori realizzate tra gli anni ‘40 e ‘50. Intenso è stato il lavoro di recupero e restauro dei colori essendo le diapositive danneggiate tanto da, in alcuni casi, renderne impossibile il riconoscimento.
Per restaurare al meglio alcune diapositive è stato necessario fare riferimento alle immagini originali pubblicate dalle riviste o anche ai frame del film Moulin Rouge per le immagini scattate sul set.
Il primo elemento che è possibile notare in apertura della mostra è una teca all’interno della quale è conservata una lettera scritta dallo stesso Capa il 4 giugno 1942 e indirizzata al fratello e alla madre, in cui comunica il sollievo per essere ritornato in Europa a lavorare come giornalista. Di fianco alla lettera c’è una foto, ma questa volta ad essere ritratto è lo stesso protagonista, immortalato mentre a sua volta sta rubando uno scatto tra le Alpi svizzere. È così che ha inizio il nostro viaggio.
L’esposizione segue una sequenza cronologica che va dalle testimonianze della seconda Guerra Mondiale al 1954, anno della morte del fotografo.
I primi esperimenti di Capa con le pellicole a colori risalgono al 1938, soli due anni dopo l’uscita della Kodachrome, il primo rullino fotografico a colori. Durante i mesi trascorsi in Cina a documentare la guerra sino-giapponese Capa scrisse a un amico dell’agenzia Pix di New York di inviargli “12 rullini Kodachrome con le istruzioni complete” e a partire dal 1941 fece un uso costante e approfondito del colore.
L’esposizione vera e propria si apre con alcune testimonianze del secondo conflitto mondiale, in particolare dell’anno 1941, in cui Capa ha seguito l’attraversamento dell’Atlantico di un convoglio navale partito da New York. Si seguono poi gli spostamenti di Capa tra America (dove fotografa Ernest Hemingway insieme alla famiglia), Ungheria, Unione Sovietica, Marocco, Israele e Norvegia fino ad approdare nel cuore dell’Europa di cui fotograferà in particolare Roma, Parigi e le Alpi svizzere.
È possibile dunque seguire l’evoluzione non soltanto personale del fotografo ma della storia mondiale: si è condotti lungo un percorso che porta dalla realtà della guerra a quella dello sfarzo e della ricchezza dei salotti borghesi negli anni post conflitto.
La cosa che più colpisce nella parte iniziale dell’esposizione è il fatto che quella porzione di storia, solitamente vista con distacco perché letta sui libri diviene tangibile e quasi prossima alla realtà contemporanea proprio grazie all’utilizzo del colore. È impressionante, infatti, anche la differenza tra le foto che testimoniano la guerra fatte in bianco e nero e quelle a colori che rendono quasi più umani e meno distanti i soggetti. Questi vengono immortalati non solamente in momenti ‘istituzionali’ ma anche nel semplice scorrere della vita, e viene così messa in risalto l’umanità che nasce dalla guerra, ossia il tentativo di coloro che ne hanno preso parte di riproporre la normalità in contesti assurdi, così come avviene nella foto in cui è catturato un incontro di box tenutosi su una nave da guerra.
Dalle foto del conflitto si passa poi all’America e, in particolare, ad Ernest Hemingway che viene immortalato insieme alla famiglia e normalizzato perché inserito nel quotidiano nonostante appartenesse alla categoria dei ‘grandi’.
Ciò che emerge delle fotografie che seguono è il tentativo di ripresa della normalità dopo gli anni della guerra che, nonostante tutto, ha inevitabilmente lasciato dei segni indelebili nella vita delle persone. Questa incapacità di abbandonare il trauma, nonostante tutto, è resa evidente attraverso la presenza di soldati o semplici cittadini a cui mancano delle parti del corpo e che entrano a far parte della scena circondati dalla quotidianità.
Si passa poi alla seconda sezione della mostra che sembra quasi divisa da una faglia temporale che separa l’età della guerra e del trauma da quella della ricchezza e dello sfarzo.
Si giunge infatti ai salotti della Roma bene e della ricca Parigi fino al benessere delle Alpi svizzere frequentate dalle persone ricche e influenti del tempo.
Le sale finali giocano poi sul rapporto tra realtà e finzione presentando le fotografie fatte su alcuni set cinematografici seguiti da Capa fino alla presentazione del progetto ‘Generazione X’ che vede l’attenzione del fotografo focalizzata su un solo soggetto che si racconta attraverso le immagini. Ci si muove dunque tra realtà e finzione, tra vita e racconto e si approda così alla parte finale della mostra che si chiude insieme alla vita di Capa in Indocina.
INFO E CONTATTI
Orari di apertura:
dal martedì al sabato 10-19.30 (ultimo ingresso ore 19)
domenica e festivi 10-18 ( ultimo ingresso ore 17.30)
Nelle giornate del 24 dicembre 2021 e del 31 dicembre 2021 la Mostra sarà aperta dalle ore 10.00 alle ore 13.30. La Mostra sarà chiusa nelle giornate del lunedì, il giorno 25 dicembre 2021 e il giorno 1 gennaio 2022. I lunedì festivi (1 novembre 2021 e 31 gennaio 2022) la Mostra sarà aperta con orario 10.00-18.00 e la giornata di chiusura settimanale è posticipata al martedì successivo.
Biglietti
Intero: € 12
Ridotto: € 9 over 65, insegnanti, giornalisti non accreditati, militari, ragazzi tra 12 e 25 anni
Gratuito: bambini da 0 a 12 anni, persone con disabilità, dipendenti MIC, giornalisti in servizio previa richiesta di accredito all’indirizzo info@capaincolor.it
Cumulativo
Mostra + Galleria Estense: € 15
Mostra + Galleria Estense + Palazzo Ducale di Sassuolo: € 18
Diritti di prenotazione e prevendita
Singoli € 1.50 per persona
L’accesso ai gruppi è consentito nel numero massimo di 20 persone, al prezzo di euro 9 a persona
E’ attivo un servizio di visite guidate a pagamento, al costo di 40 euro più il prezzo del biglietto, massimo 20 persone.
Scolaresche:
ingresso mostra euro 6
visita guidata euro 40
Informazioni 331 434 1928
info@capaincolor.it
Aperture straordinarie 8 dicembre 10.00-18.00 24 dicembre 10.00-13.30