Contro le donne. Storia e critica del più antico pregiudizio
02 marzo 2017, Libreria Coop Zanichelli
Recensione di Paola Chindemi
Un libro semplice e veritiero che racconta il più grande pregiudizio del mondo antico e moderno: il pregiudizio contro le donne. Questa è una storia antica quando il mondo ma nessuno l'ha mai raccontata. Perlomeno non in maniera sistematica e critica, ossia cercando gli strumenti concettuali e pratici per provare a superarla. Partendo dalle origini della civiltà occidentale (Esiodo, Omero, la Bibbia), dipanandosi poi attraverso il teatro greco e i grandi classici del secolare pensiero filosofico, religioso, politico e scientifico, il coro contro l’essere femminile è risultato assordante e compatto. Con argomentazioni sorprendentemente simili, pur provenienti da autori delle scuole più diverse –religiosi o atei, conservatori o progressisti, antichi o moderni– il consenso intorno al pregiudizio misogino ha rappresentato il più grande collante della cultura occidentale. Un gran discutere fra uomini per arrivare a stabilire l’inferiorità inemendabile dell’essere femminile, tanto da giustificare e anzi rendere scontata, opportuna e persino necessaria, la sottomissione al maschio. In questo libro Paolo Ercolani non si limita a ricostruire la storia del più antico preconcetto – tirando in ballo le responsabilità della filosofia, della religione e delle scienze in genere– ma propone una nuova teoria della soggettività umana che possa agevolare il superamento di contrapposizioni e pregiudizi sessuali con i quali è arrivato il momento di fare i conti in maniera definitiva.
Ieri sera nella Libreria Coop Zanichelli è avvenuta la presentazione del libro di Paolo Ercolani, Contro le donne, e insieme all'autore sono intervenuti l'Assessore alle Pari opportunità e Differenze di genere, Susanna Zaccaria, e il regista Lorenzo Stanzani.
Come ricorda lo stesso Ercolani questo libro è un unicum nel suo genere. Attraverso un piccolo aneddoto l'autore ci ricorda che fino ad oggi nessuno ha mai scritto un libro sulla misoginia così completo, capace di dimostrare che il pregiudizio contro la donna "è il pregiudizio più radicale e trasversale della storia, capace di superare le differenze etniche e culturali nonché le differenze geografiche".
Racconta ancora Ercolani. "Partendo da un dato dell'ONU del 2015, al mondo più di una donna su tre (che equivale al 35% circa) ha subito violenza fisica e/o sessuale. Questo è un dato importante se lo colleghiamo alle opinioni dei pensatori e dei poeti della tradizione occidentale. Ad esempio Ovidio nell'Ars Amatoria consiglia agli uomini di conquistare la donna con la forza, anche contro la sua volontà. A partire dall'anno zero abbiamo quello che potremmo chiamare il paradigma di Ovidio, secondo il quale la donna ama essere violentata sessualmente. Questo pregiudizio sessuale si è perpetuato nella storia, tanto che ancor oggi alcuni uomini sono convinti che la donna non soffra quando subisce una violenza sessuale".
Così come Ovidio anche Nietzsche e tantissimi pensatori antichi e moderni sono profondamente misogini. Questa visione della donna è così profondamente radicata nella cultura occidentale che la ritroviamo costantemente in tutte epoche storiche e in differenti correnti di pensiero. "La donna, pur di non considerarla una persona -un essere che appartiene allo stesso genere dell'uomo- è stata costretta a subire numerose ingiustizie fino ai giorni nostri".
Non a caso per ottenere gli stessi diritti che l'uomo possedeva e reclamava come propri, la donna ha dovuto protestare e forzare questo sistema precostituito. Ma ciò non sorprende se si pensa al forte pensiero maschile che c'è dietro alla nostra cultura.
"Negli scritti dei pensatori cristiani" spiega Ercolani "dopo aver parlato dell'amore divino e dell'amore fraterno, la donna viene definita solo come un instrumentum procreationis, Ippocrate, il padre della medicina, scrisse un libretto sulla malattia delle vergini, e arrivando ai giorni d'oggi Sigmund Freud, tra i suoi primi studi, affronta il problema dell'isteria, malattia attribuita solo alle donne. La cosa sorprendente è che tutti questi autori e pensatori si sono trovati d'accordo su tutto quello che riguarda il mondo femminile. Prendiamo ad esempio due autori: il primo è S.Paolo, uno dei padri del pensiero cristiano, autore di un testo chiamato 'Taceat mulier in ecclesia' ('stia zitta la donna in Chiesa', riferimento valido ancor oggi poiché la donna non può celebrare la messa) e il secondo è un autore che potremmo definire l'anticristiano per eccellenza, Nietzsche. Troviamo nell'opera di quest'ultimo solo un unico riferimento positivo rivolto a un autore cristiano che è proprio S. Paolo. Nietzsche afferma che non solo aveva ragione S. Paolo quando affermava 'taceat mulier in ecclesia' ma aggiungeva 'taceat mulier in politicis' , la donna non può prendere parte vita pubblica ma deve dedicarsi solo dell'ambito domestico".
Come si legge dal titolo, il libro non propone solo una ricostruzione del pensiero misogino ma è sottoposto anche al giudizio critico dello scrittore che alla fine del libro propone un interessante soluzione: "Bisogna superare un narcisismo di genere, cioè bisogna superare tutta questa eccessiva importanza che diamo al genere sessuale, all'aspetto sessuale, al gusto sessuale. Alla fine del libro propongo una riconfigurazione dell'essere umano, dobbiamo smettere di dare importanza alla differenza tra il genere maschile e quello femminile perché dobbiamo renderci contro che apparteniamo a un unico grande genere, il genere umano".
Un libro equilibrato e appassionato che racconta le prevaricazioni subite dalle donne ricordandoci, in questo particolare momento storico, di non regredire in quell'ottica misogina che vede la donna relegata in ristretto ambito sociale. Lavorare sull'unità del genere umano invece di continuare a combattere per la differenza di genere è una lezione che dovremmo tenere tutti a mente.