Nella serata del 19 dicembre è stata proiettata al cinema Odeon la prima di "Gabo. Il mondo di García Márquez", il documentario dedicato al Premio Nobel che ha rivoluzionato per sempre la letteratura sudamericana.
Curato e realizzato dal regista Justin Webster, il film ricostruisce l'intera vita di Gabriel García Márquez, dall'infanzia ad Aracataca con i nonni fino ai rapporti con Cuba, passando per le soffitte di Parigi e le agenzie di stampa a New York.
L'autore è raccontato attraverso le parole di chi lo ha conosciuto da vicino — nell'ambiente familiare dai fratelli e la sorella, in quello lavorativo dai colleghi giornalisti e scrittori — e spiegato dagli studiosi e dagli ammiratori, tra cui un inaspettato Bill Clinton.
Tra le interviste proposte ci sono anche quelle di Gabo stesso, che, con l'ironia che lo contraddistingueva, smonta e rimonta le critiche e le insinuazioni della stampa e dei colleghi, rivelandosi per quello che è sempre stato: un uomo che voleva solo scrivere.
Nato dall'amore malvisto tra Gabriel Eligio e Luisa Santiaga (che saranno i protagonisti de L'amore ai tempi del colera), Gabito cresce fino ai nove anni nella casa dei nonni a Aracataca, tra un vecchio generale della Guerra Civile e una donna superstiziosa e timorata. Questo periodo è importantissimo per la sua formazione: le influenze storiche e magiche si confondono nella sua mente di bambino, arrivando a sovrapporsi, creando un mondo più vero perché senza esclusioni. Il nonno, inoltre, approvava e sosteneva l'immaginazione del nipote, incoraggiandolo a esercitare l'arte del racconto.
A nove anni, il padre torna a prenderlo: la famiglia si trasferisce a Sucre, cittadina che vivrà in molti romanzi di Márquez, in particolare Cronaca di una morte annunciata, ispirata a fatti realmente accaduti.
La dimensione piccola del villaggio caraibico verrà conservata per sempre, anche dopo lo spostamento, che parzialmente stordisce il giovane Gabo, a Barranquilla e Bogotà per studiare. Presto abbandona l'università per cominciare a lavorare come redattore per numerosi quotidiani locali, tra cui El Universal e El Espectador. È la carriera che manterrà per tutta la vita, quella di giornalista e corrispondente, e che si affiancherà a quella di scrittore (quando comincerà a essere riconosciuto come tale).
Gli squilibri politici in Colombia portano Márquez ad allontanarsi dal Paese, dando via a un pellegrinaggio continuo che tocca Messico, Europa, Venezuela, Cuba e Stati Uniti. Il contatto, momentaneo o prolungato che sia, con Paesi differenti arricchisce Gabo ma non scalfisce più di tanto la materia narrativa che continua a mettere in forma di romanzo e che gli vale il successo e l'adorazione mondiale.
Tra le curiosità che si scoprono durante "Gabo. Il mondo di García Márquez", ve ne raccontiamo due. La prima riguarda il Premio Nobel: l'assegnazione precede infatti di tre anni quello che diventerà il suo romanzo più celebre, la storia d'amore a lieto fine più importante (e per questo solitaria, nella sua categoria), L'amore ai tempi del colera. La seconda riguarda la sua vita privata: a quattordici anni si innamora di Mercedes Barcha, che ha quattro anni ed è la famiglia del farmacista. Si sposeranno nel 1958 e staranno insieme per tutta la vita, perché doveva andare così.
Nel 2007, il IV Congresso internazionale della Lingua Spagnola vota Cent'anni di solitudine come la seconda opera in lingua spagnola più importante mai scritta (la prima è il Don Chisciotte della Mancha di Cervantes). L'apporto di Márquez trascende l'area sudamericana e il periodo novecentesco, garantendogli la posizione di gigante gentile della letteratura per sempre e ovunque.
Per scoprire l'uomo oltre la scrittura — dalla quale, però, non potrà mai prescindere e sarebbe sciocco provare a separarli — e coglierlo attraverso gli occhi di chi ha vissuto con e accanto a lui, nei suoi viaggi, nei suoi contatti politici, nei piccoli momenti quotidiani, vi consigliamo vivamente di guardare "Gabo. Il mondo di García Márquez".