Liberarsi dalla corazza con la graphic novel "Ruggine"

Tullio ha subito un doppio tradimento: la sua ragazza storica e il suo migliore amico sono diventati una coppia. In preda alla solitudine, il ragazzo risponde rinchiudendosi in una corazza. Ma quale sarà il prezzo da pagare? Ce lo siamo chiesti assieme a Daniel de Filippis di edizioni BD e agli autori, lo sceneggiatore Francesco Vincentini Orgnani e l'illustratrice Fabiana Mascolo. 
 

Come nasce l'idea della graphic novel?

Francesco Vicentini Orgnani: L'ispirazione è germogliata da alcune esperienze personali, vissute ai tempi della Scuola Comics a Roma. È qui che, dopo una serie di vicissitudini, siamo diventati una coppia non solo sul lavoro ma anche nella vita. L'idea è venuta a entrambi con grande naturalezza. 
Fabiana Mascolo: Da una parte c'è l'esperienza autobiografica, dall'altra episodi osservati nel nostro gruppo di amici. Essere una coppia a 360° non è sempre facile, ma è stato fondamentale per raggiungere l'alchimia che cercavamo tra testo e immagini. 
FVO: D'altra parte nonostante la radice personale pensiamo di aver toccato un tema trasversale. 
FM: Ci colpiva anche come certi "tic" e automatismi della persona tradita, osservati dall'esterno, siano inutili e nocivi. Per trovare un equilibrio tra personale e universale abbiamo optato per uno stile grafico semplice e riconoscibile, ma non scarno. 

Ruggine è il vostro fumetto d'esordio. È stato facile farvi pubblicare?

FM: Né facile né difficilissimo. Ci siamo proposti per Job Arf!, la sezione del festival romano del fumetto dedicata agli aspiranti autori, e siamo stati selezionati.  
FVO: Credo che pubblicare sia relativamente facile; negli ultimi anni il fumetto è "esploso", tanto che ormai quasi tutte le case editrici ne pubblicano. Il problema è rimanere sul mercato nonostante la grande quantità di nuove proposte che vengono sfornate quotidianamente.  

Cosa consigliereste a un ragazzo che vuole lavorare nel fumetto?

FM: Cercare un compromesso tra le opere personali e le richieste del mercato: anche nei lavori che non sentiamo nelle nostre corde si può dare un proprio apporto. Non spaventarsi della lunga gavetta, perché pubblicare il primo libro non rappresenta l'indipendenza economica. E usare molto i social per farsi notare. 
FVO: Sembrerà banale, ma credo che non abbattersi di fronte ai rifiuti sia fondamentale. Bisogna imparare ad accogliere i "no" in modo costruttivo, anziché prenderla sul personale. 

Tre parole per descrivere Ruggine. 

FVO: "Ferita", perché è un piccolo compendio su come curare la sofferenza, e far sì che certe ferite non si infettino. "Cammino", perché propone un percorso di guarigione: c'è una sequenza in cui il protagonista cammina su tutta la pagina. E "personale", perché ricca di dettagli che solo chi ci conosce nel profondo può riconoscere. 
FM: È romana, perché è ambientata nella nostra capitale, tant'è che un personaggio parla soltanto in romanesco. È onirica, per via di alcune scene sospese tra sogno e realtà: in alcune tavole mi sono ispirata alle fiabe scandinave, all'art nouveau e alla storia di Re Artù. Per noi è stata "catartica": scrivendola abbiamo esorcizzato alcuni fantasmi del passato. Speriamo che possa esserlo anche per i lettori. 

Ruggine fa parte di BD Next, una collana dedicata agli esordienti. 

Daniel De Filippis: Il livello degli esordienti in Italia sa essere molto alto. Volevamo puntare i riflettori sui talenti di domani, a nomi non noti dal gusto non sempre convenzionale. In Italia si tende a puntare sempre sugli stessi autori; la nostra missione è fare innanzitutto intrattenimento, con e per i giovani. 

Ci sono temi più frequentati dai giovani fumettisti?

DDF: Non direi, noto una grande varietà di soggetti e approcci. Ma se dovessi sceglierne uno direi l'amore: d'altra parte è il tema più universale nelle creazioni artistiche. 

Quali consigli daresti a un aspirante fumettista?

Esserne davvero sicuro, perché la competizione è spietata. Cercare di affiancare alla creazione artistica un altro lavoro nell'ambito, come art director, redattore o addetto alla comunicazione. E soprattutto, accogliere le critiche in modo propositivo: un "no" non significa - non sempre almeno - che il proprio lavoro è scadente, ma che non è compatibile con la casa editrice, o magari col momento storico. Le cause di un rifiuto possono essere tante e hanno a che fare solo marginalmente con la qualità di una proposta.  

Mariachiara Lobefaro e Chiara Pieroni