Genere: Animazione - Drammatico
Anno: 2015
Regia: Anca Damian
Produzione: Aparte Film
La Montagne Magique, una produzione franco-polacco-rumena, approda alle sale del Future Film Festival, raccontando agli spettatori il forte e, allo stesso tempo delicato, racconto di Anca Damian. Ispirato alla vera storia del rifugiato polacco Adam Jacek Winkler, il lungometraggio racconta la vita e le vicissitudini del protagonista attraverso una dislocazione spazio-temporale veloce e incalzante, nella cornice di una guerra i cui confini sono spesso labili e il gioco delle prospettive storiche e politiche regna sovrano. Il protagonista Adam, rifugiatosi a Parigi dopo l'inizio delle purghe sovietiche, racconta la storia delle diverse battaglie - reali e spirituali- che dalla seconda guerra mondiale fino all'11 settembre 2001 lo coinvolgono direttamente e indirettamente.
In questo contesto, narrazione e tecniche di animazione si intrecciano, si mescolano, si impastano: diventano il medium per tracciare non solo i colori, ma le emozioni stesse degli eventi. Il découpage su carta rende i volti umani, l'acquerello rende il sangue fluido e cinetico, la calce stabilizza e rende statiche le figure, il tratteggio delinea la potenza della voce, video e foto trasportano lo spettatore nel ricordo di quel che fu, nell'apocalisse che il protagonista ha vissuto negli anni della guerra e che vive ancora attraverso il racconto che questi fà alla sua bambina.
La Montagne Magique, racconta dunque la storia unica di un singolo e tuttavia, la storia che tanti vissero all'epoca della seconda guerra mondiale e l'instabilità geopolitica che ne seguì: una storia di sangue, terra, metallo, corpi. Una storia di bianchi e di neri, e di quel grigio impalpabile che è l'ansia della perdita. Tema cardine del film é infatti la sopravvivenza: non solo come istinto e forza primordiale, ma anche come imperativo ordine morale (si può morire, ma mai di una morte stupida!). Sono dunque queste le regole che il protagonista pazientemente illustra alla sua bambina: non morire, aver fortuna, esser sicuri di quel che si vuole, prendere le decisioni giuste e, paradossalmente, mai seguire le regole.
In questo modo Adam, sfida la morte a duello in Polonia, Afghanistan, Pakistan, Congo, Vietnam e sempre riesce ad averla vinta. Come una fenice che rinasce dalle sue ceneri, si lascia travolgere dagli ideali, quelli puri e senza bandiera, quelli universali. Una guerra di piccole dimensioni non fà di lui un soldato, ma tante guerre e tanti luoghi sfaccettano e ogni volta modellano la sua identità. Da imbianchino a papà, da anarchico ad arrampicatore, da guerriero ad artista: Adam, singolo e così plurale al tempo stesso. E Adam anche parte di un tutt'uno più vasto e perenne, l'universo animale e vegetale che nel film metaforicamente si ricicla e si rinnova, morendo e nascendo infinite volte. Nel film, i carboni danno vita agli alberi, il metallo toglie la vita agli esseri viventi e le braci incendiano lo spirito delle bestie, così diverse e cosi simili all'uomo.
"Il film dovrebbe cominciare con una montagna" racconta il papà alla bambina all'inizio della Montagne Magique. La montagna per Adam ha rappresentato la vita, il dolore, il brivido della fuga, il giocare a dadi con la morte. E la montagna, punto di inizio, come un serpente che si morde la coda, rappresenta anche la fine e al tempo stesso, un nuovo l'inizio. Come? Un finale a sorpresa, che va visto per vedere oltre all'apparenza delle cose, oltre la banalità dell'esistenza umana.
Visto e recensito il 3 Maggio 2016 al Future Film Festival da Alice Michelini, per la redazione di Flashgiovani.
Immagine da: vimeo.com