Genere: Documentario
Anno: 2016
Regia: Carmine Amoroso
Produzione: Italia
Recensito il 22 giugno da Rosalba Pugliese
Porn to be free - Porno e libertà vuole essere un resoconto della lotta di una generazione che si è scontrata contro il puritanesimo e la censura per la libertà d'espressione e la libertà sessuale. Nell'Italia degli anni '70, in un paese ancora prigioniero della morale cattolica sulla sessualità, un gruppo di visionari inizia una battaglia contro la censura e il greve senso del pudore attraverso lo strumento della pornografia. Insieme fanno tremare la chiesa, la politica e le istituzioni.
Attraverso girati inediti, il film ripercorre la storia e la battaglia di Lasse Braun, che sdogana la cultura del porno nel mondo, Riccardo Schicchi, Ilona Staller, e altri protagonisti come Judith Malina, il Living Theatre, Vincenzo Sparagna, Il Male, Le Ore, Frigidaire, Filippo Scòzzari, Suor Dentona, Andrea Pazienza, Giuliana Gamba, Helena Velena, Ifix Tchen Tchen, Siné, Il Parco Lambro, Mario Mieli. Questo documentario rappresenta un percorso verso l'idea utopica di una banda di ribelli ironici e dissacranti che sognava (paradossalmente alle tematiche delle pellicole) un mondo più libero e che oggi fa parte dell'immaginario iconico di movimenti come la lotta per i diritti LGBT.
Il documentario, sviluppatosi in via del tutto indipendente, parla in modo anacronistico di censura, trasgressione, ribelli, armi, sia nel passato che nel presente, come se il 1977 italiano non fosse mai andato via. Edulcora e omette piccoli dettagli sui film porno, come quello della loro caratteristica principale che voleva (vuole?) la donna sottomessa a oggetto sessuale, disponibile alla soddisfazione delle fantasie maschili. Inoltre, il genere hard, ispirava e si mescolava ai film d'exploitation o a quel filone più soft erotico-esotico degli stessi anni, il filone dell'uomo bianco che, per ritrovare la sua virilità in un mondo che gli stava togliendo privilegi (sono gli anni di forte mutamento sociale e civile), ha rapporti sessuali con donne "esotiche" (si badi bene anche alla connotazione di superiorità del maschio italiano che vuole insinuare tale tipo di pellicola), remissive, accomodanti e che non richiedono alcun impegno formale.
La domanda è: era possibile approfondire maggiormente il risvolto sociale di tale produzione, rendendola davvero preziosa? La risposta è ovvia.