Tokyo Idols

https://www.youtube.com/watch?v=5lnBd-Gk9Dk


Genere: documentario

Anno: 2017

Regia: Kyoko Miyake

Paese: Canada, Gran Bretagna, Giappone

Immaginate un uomo di sessant'anni dire, parlando di una ragazzina di quattordici, che le preferisce così, quando non sono ancora sviluppate. A noi risulta inconcepibile che qualcuno possa anche solo pensare di affermare una cosa del genere con tanta leggerezza, per di più davanti a una videocamera. Ma tutto il microcosmo raccontato da Kyoko Miyake in Tokyo Idols risulterà scioccante al pubblico.

Non vogliamo qui nutrire stereotipi sulla cultura giapponese, agli occhi di noi occidentali sempre in biblico tra la repressione dell'individualità e un permissivismo sessuale del tutto estraneo alla nostra mentalità. Anche perché questo ottimo documentario, uno dei più interessanti visti quest'anno al Biografilm Festival, offre uno sguardo sincero su un fenomeno nipponico difficile anche solo da immaginare: quello delle idols.

Le idols sono gruppi piuttosto nutriti di ragazzine, mai più grandi di diciotto o diciannove anni, che cantano rifacendosi all'immaginario di provocante innocenza da studentessa nutrito da molti manga (molti, non tutti, chiaramente), cercando di guadagnare quanti più fan possibili (maschi e adulti), così da ottenere sempre più successo.

Miyake racconta di alcune di queste ragazze e di alcuni dei loro fan, concentrandosi in particolare su Rio, una idol di sedici anni alle prime armi, ma già con un nutrito gruppo di seguaci. Vedere gruppi di uomini adulti che, con indosso magliette dai colori fluo, cantano sciocche canzoni pop ballando in coreografie appositamente studiate per sostenere la loro beniamina, è una visione surreale. Ma il surreale diventa ben presto grottesco, quando ci si rende conto di quanto costoro sacrifichino per la loro passione: affetti, tanti soldi, persino il lavoro. Queste ragazzine diventano la loro unica ragione di vita. Anche il grottesco però poi lascia spazio a qualcos'altro, qualcosa di più disturbante. Perché, inevitabilmente forse, questo fanatismo quasi religioso cela una sotterranea componente erotica mai espressa, ma innegabilmente presente.

Il grande talento di Miyake sta nel raccontare tutto questo con sincerità e senza nascondere nulla; nonostante ciò riesce a essere delicata, e mai accusatoria. Il suo intento è quello di far emergere la gigantesca infelicità che fa da motore a questa industria, evidente in questi fan le cui vite sono costruite in funzione delle idols, più implicita ma comunque presente nelle idols stesse. Sicuramente essendo giapponese, e quindi parlando di una sfaccettatura della cultura del suo paese, è più vicina a ciò che racconta e può capirlo meglio, ma non si deve per questo sminuirne il risultato.

Tokyo idols è anche, almeno superficialmente, un film molto ironico e divertente, diretto da una regista che vuole bene ai propri protagonisti. Non desidera sbatterli in prima pagina come freaks: si tratta di individui fragili, problematici, ma, per dissipare ogni sospetto è il caso di esplicitarlo, innocui. Anzi, Miyake non ignora gli aspetti positivi dei gruppi di "otaku", come loro stessi si definiscono (un termine dispregiativo giapponese utilizzato per indicare chi è ossessionato da qualcosa): questi emarginati sono riusciti finalmente a creare dei legami personali con altri individui reali, come altrimenti non sarebbero mai riusciti a fare. Contemporaneamente però mette in gioco tutte le criticità del fenomeno. Proprio qui sta la forza del documentario, la sua capacità di raccontare con intelligenza tutti gli aspetti del fenomeno.

Coloratissimo e vorticoso, Tokyo Idols è contemporaneamente buffo e deprimente, disturbante e dolce, e risulta davvero un ottimo strumento per cominciare a capire, fuori dai luoghi comuni, una sottocultura di una società lontanissima dalla nostra. Diversa e complessa, prima che sbagliata.

Visto e recensito il 15 giugno 2017 da Marcello Bonini per la redazione di Flashgiovani.