https://youtu.be/UBIoRzX94A8
Estate, 2019
Ciao Fabio e ciao Gioacchino. Vi abbiamo contattato per farci spiegare che cos’è Pensare Urbano.
Pensare Urbano è una realtà che è nata nell’autunno 2018 e che ha come obiettivo quello di capire e cercare di risolvere l’emergenza abitativa a Bologna. La difficoltà degli studenti, fuori sede e non, di accedere a una casa a prezzi ragionevoli è scoppiata l’anno scorso e ha raggiunto i media a livello nazionale. A quel punto abbiamo sentito l’esigenza, in quanto militanti di diversi collettivi già esistenti in città, di unirci e fare qualcosa di utile alla città e che potesse risolvere questo problema. Pensare Urbano, infatti, è un laboratorio, uno spazio in cui collaborano tante realtà.
Il problema riguarda solo gli studenti?
Tutto ha avuto inizio dall‘emergenza abitativa espressa dagli studenti. Dopodiché è ovvio che il problema coinvolge tutti coloro che hanno la necessità di vivere a Bologna.
Quanti siete? Siete tutti studenti?
Siamo circa una ventina in prima linea e siamo studenti, lavoratori e realtà politiche attive sul territorio. In campo quindi portiamo esperienze diverse proprio perchè il problema è trasversale.
Raccontateci il punto di partenza e gli obiettivi di Pensare Urbano.
Per prima cosa abbiamo cercato di comprendere il problema. Il primo passo è stata una Call pubblica a cui hanno risposto tanti soggetti sociali come Arci Bologna, Link – Studenti indipendenti, Làbas e tanti altri ma anche studenti che non avevano mai fatto parte di processi partecipativi e di docenti dell’Università di Bologna. In seguito, tramite una serie di iniziative pubbliche, abbiamo individuato uno strumento che è quello dell’istruttoria pubblica per provare a risolvere i vari problemi legati all’emergenza abitativa. L’emergenza abitativa, infatti, è solo la punta di un Iceberg, quella che emerge visivamente.
In che senso l’emergenza abitativa è solo la punta di un Iceberg?
Il problema è stratificato. Basta dare un’occhiata su Google ad Airbnb e Booking e si può notare come il centro è stato divorato da queste realtà. Quindi il problema è stratificato nel senso che ha a che fare con tutta una serie di problematiche legate al processo di turistificazione della città.
In che modo il turismo incide sull’emergenza abitativa?
Bologna sta subendo una serie di processi: gentrificazione, aumento incontrollato dei prezzi, privatizzazione dei servizi ma anche turistificazione che la stanno rendendo una città per pochi.
Noi non abbiamo intenzione di demonizzare il turismo, anzi crediamo che poter viaggiare, poter visitare posti nuovi, sia e debba essere un diritto garantito a tutti anche attraverso rezzi accessibili. Il problema, però, è che questo turismo è incontrollato. Negli ultimi dieci anni è cresciuto molto rapidamente: siamo a 3.000.000 di presenze solo nel 2018. Per noi il turismo è un problema nella misura in cui questo fenomeno inizia a stravolgere la città.
Molti si stanno muovendo per cercare di limitare questo fenomeno. Noi di Pensare Urbano abbiamo scelto l’istruttoria pubblica possa essere uno strumento valido perché premia la partecipazione.
Quali saranno le fasi successive all’istruttoria?
In autunno dovrebbe avviarsi la fase di istruttoria quindi di consultazione della città e poi successivamente la redazione che uscirà verrà votata in Consiglio Comunale. Poi se la politica vuole prendersi delle responsabilità, potrà farlo a partire dal materiale raccolto.
Pensare Urbano si concentra su Bologna, ma siete in contatto con altre realtà in altre citt che stanno affrontando lo stesso problema?
Si Pensare Urbano nasce a Bologna ed è un’esperienza prettamente bolognese. Sappiamo che su questo tema si stanno concentrando in altre città e in altre parti d’Europa.
Per concludere, cosa consigliereste a qualcuno che sta per trasferirsi a Bologna?
Non perdetevi d’animo, perché tutti abbiamo attraversato momenti e situazioni difficili sia appena arrivati che durante la permanenza. E attivati, perché abbiamo la possibilità di innescare un meccanismo positivo per la città ed evitare di essere utenti passivi di politiche sbagliate.