In occasione del festival Visioni Italiane che si tiene in questi giorni (27 febbraio- 5 marzo 2017) presso il Cinema Lumière di Bologna, abbiamo intervistato i giovani autori dei corti presenti nella sezione Fare Cinema a Bologna e in Emilia-Romagna. Vediamo, dunque, cosa ci ha raccontato Adam Selo, regista per EleNfant Film, importante realtà produttiva e distributiva italiana, il quale partecipa quest'anno con il corto Centro Barca Okkupato. La mediazione, originale mockumentary che documenta l'occupazione di un centro anziani, da parte di alcuni agguerriti abitanti dello stesso centro, contro il proprietario che minaccia di vendere la struttura che li ospita.
Parlaci di EleNfant, la casa di produzione di questo corto, e di come è nato il progetto.
EleNfant Film è una realtà nata nel 2004, a seguito del cortometraggio Il settimo giorno l'abbaglio realizzato da Davide Rizzo e da me, in qualità di aiuto-regista. Da quel lavoro è nato questo progetto che, in seguito, si è consolidato nel tempo con l’arrivo di altre personalità. Il nostro desiderio è quello di realizzare a Bologna un cinema diverso: indipendente ma allo stesso tempo di qualità, aspetto che per noi è sinonimo d’indipendenza ossia la possibilità di poter produrre e distribuire da noi i nostri lavori. Fin da subito, infatti, il nostro obiettivo è stato quello della distribuzione: per questo motivo è nata EleNfant Distribution che da anni si occupa di distribuire non solo i nostri lavori, ma anche tutti i migliori cortometraggi italiani nel mondo. Non è un caso se, da tre anni a questa parte, il corto che vince il David di Donatello è sempre di nostra distribuzione (l’ultimo: A casa mia di Mario Piredda). Siamo una delle realtà italiane più ricercate in questo settore. Attualmente, come produzione, siamo impegnati in un progetto molto importante: Amitie Code, una web-serie girata in 6 città europee sul tema dell’immigrazione. Sono sei piccoli cortometraggi legati dal fil rouge dell’attentato al Bataclan. Un progetto che sta riscuotendo grande interesse da parte dei media, non solo italiani.
Due anni fa eri sempre a Visioni Italiane con “Sexy Shopping”, cosa ti ha lasciato quell'edizione? E cosa ti aspetti da questa?
Sexy-Shopping, in co-regia con Antonio Benedetto, è forse il lavoro che mi ha lasciato più soddisfazioni finora. Si tratta di un corto che ha ricevuto numerosi riconoscimenti, italiani e internazionali. Bisogna dire che “Visioni Italiane" è sempre stata molto attenta alla nostra realtà, selezionandoci spesso in varie categorie. Tanto che quest’anno di EleNfant Distribution sono in concorso due nostre produzioni per Visioni Italiane (Ego di Lorenza Indovina e Life Sucks di Nicola Piovesan), Vendesi di Antonio Benedetto e questo mio lavoro per Fare Cinema a Bologna, Uomo e mare di Emanuele Palamara per Visioni acquatiche e, ultimo ma non meno importante, A casa mia di Mario Piredda per Visioni Sarde.
Perché un mockumentary per un tema “caldo” come quello delle occupazioni? L’ironia serve a stemperare la discussione o aiuta ad approfondire certe tematiche?
Più che le occupazioni l’argomento principale della pellicola è quello della “mediazione”, tema su cui la Regione Emilia-Romagna ha molto insistito (il corto c’è stato commissionato da loro). “Mediazione” intesa come “soluzione”: un modo per rendere due parti, in conflitto tra loro, entrambe vincitrici. Si parla anche di occupazioni certo, ma questo è giusto un pretesto per creare un conflitto. Per quanto riguarda il mockumentary, non sempre questo genere è legato all’ironia, è semplicemente un modo di raccontare una storia da un punto di vista “reale”. Si tratta di un genere che io personalmente sto abbracciando da diverso tempo, dai tempi di Sayonara Nippon (cortometraggio vincitore del concorso Mockumentami 2009). Mi affascina questo fatto di raccontare attraverso il linguaggio del documentario qualcosa che, in realtà, è fiction. Anche perché, con questo metodo posso trasmettere quello che è, da sempre, uno dei miei principi: il fatto che il mezzo tecnico può sempre essere qualcosa di fuorviante. Perfino i media che vengono, in genere, considerati come "attaccati alla realtà" come i video amatoriali o i servizi giornalistici nascondono, dietro di sé, aspetti di fiction.
Nel corto sono presenti anche nomi illustri della scena bolognese (Pippo Santonastaso, Bob Messini…) come siete riusciti a convincerli a partecipare al progetto?
Sono diversi anni che collaboriamo con Pippo, Bob e gli altri. Hanno letto il progetto e hanno accettato immediatamente di partecipare, ormai si è creato un rapporto di fiducia ben consolidato, ci fidiamo gli uni degli altri. Inoltre per me Pippo è un grande amico e una persona che stimo tanto, ha lavorato con grandi registi (Castellano e Pipolo, Dino Risi...). Devo dire che il fatto che abbia deciso di partecipare a questo progetto e sentirlo dire che sono uno dei registi più bravi con cui abbia mai lavorato mi ha molto commosso.
Molti dei vostri lavori sono girati a Bologna: quali sono le opportunità che la città/il territorio offre per i giovani che intendono approcciarsi a questo mondo?
Il territorio dell'Emilia-Romagna è da tempo tornato a essere molto attivo per la produzione cinematografica, sia per quella indipendente, come la nostra, sia per quanto riguarda le produzioni più "industriali". Tutto questo grazie soprattutto agli ultimi bandi della Regione che coprono le diverse fasi dei vari tipi di film (dalla produzione alla distribuzione). Inoltre festival come "Visioni Italiane" sono una bella vetrina per le piccole produzioni e un'occasione di avere uno spazio dedicato sul proprio lavoro non indifferente, con un occhio davvero di riguardo. Noi personalmente siamo sempre molto contenti di partecipare, è un obiettivo stagionale molto importante per la nostra casa di produzione.