Ogni mese un articolo per trattare da vicino proprio quelle questioni che riguardano i ragazzi ma che sono così difficili da dire, quelle questioni che sembrano impossibili da spiegare.
La rubrica ALL YOU NEED IS FREUD nasce dal desiderio di parlare di psicologia a giovani fruitori, attraverso l'analisi di serie tv, film e canzoni contemporanee.
Tiziano Ferro, per i suoi 40 anni, decide di farsi un regalo: raccontare la sua bellissima storia fatta di sofferenze, di amore, di sintomi. È un documentario che non è dedicato alla sua musica ma è dedicato alla vita e per questo vale la pena guardarlo.
La rabbia
Racconta che era un adolescente anonimo, timido, grasso. Non ha mai saputo difendersi e sperava che qualcuno lo facesse per lui ma nessuno è mai venuto in suo aiuto e dice che, per questo, viveva “perennemmente frustrato e incazzato”.
Quante volte in Dedalus ascoltiamo ragazzi che hanno paura di loro stessi, della loro rabbia e di non saperla gestire. Spesso raccontano che, quando monta l'aggressività, bisogna trovare un modo per sfogarla. Fino a quando la rabbia non trova la sua soddisfazione non si smonta, non finisce, non si interrompe; ha diversi modi di esprimersi, di trovare la propria soddisfazione, o come direbbe Lacan, uno dei maestri della psicoanalisi, il proprio godimento. Ma cos'è questo godimento? Questo termine, per l'immaginario comune, allude implicitamente solo a qualcosa di sessuale ma il concetto di godimento, per la psicoanalisi, si declina in diversi modi e si esprime, per esempio, nel corpo, nei sintomi, nelle angosce, nelle passioni, nel desiderio.
Il corpo è uno dei luoghi del godimento ed è il mezzo attraverso cui, per esempio, può passare il dolore dell'essere umano. Nei sintomi sul corpo sono nascoste le parole che non si riescono a dire. L'aggressivita' molto spesso si esprime con i gesti, nei sintomi, con le azioni violente ma silenziose che investono la persona.
Tiziano Ferro racconta delicatamente il suo dolore che, per tanto tempo, è passato dal corpo: prima come vittima dei bulli, poi con il cibo e dice “mi vestivo in un corpo che non era mio, mi vestivo da magro, mettevo un vestito di scena” e infine ancora, distruggendo il corpo con l'alcol. In tutte queste azioni che descrive non c'erano parole ma sintomi che parlavano al posto suo. Tiziano racconta per esempio che l'alcol gli permettva di non sentire il dolore, la tristezza ma, nello stesso tempo, gli faceva venire ancora più voglia di morire.
Come interrompere questo circuito?
“La musica mi ha dato una finestra dalla quale urlare, la musica mi ha salvato la vita” così risponde Tiziano Ferro , anche se non lo ha riparato dai dolori ma gli ha permesso di trovare un canale per comunicare.
Il mondo sicuramente non è formato da tanti Tiziano Ferro con un talento di quella portata, tuttavia, questo non significa che non si possa trovare il proprio modo di parlare e di volerne sapere di più di sé e del proprio modo di godere. Solo dando voce alla pulsione, la persona può capire cosa le piace e perchè le piace proprio in quel modo o perchè quando soffre ha bisogno di stare male in quella specifica maniera. Solo parlando il soggetto può non farsi schiacciare, può godere senza arrivare alla distruzione. Quando i sintomi annientano e quando il godimento rovina, rivolgersi ad uno psicoanalista è un modo per riprendere fiato e cominciare a lasciare spazio all'inconscio, a dare le parole al corpo e vita al soggetto.
Tiziano più volte in questo documentario descrive un concetto caro alla psicoanalisi “dire la verita” per ritrovarsi, per interrompere o mitigare l'odio nei propri confronti.
Quale verità? Quella soggettiva, quella inconscia, quella in cui la persona può raccontare il bello e il brutto, i propri punti di forza e di fragilità. Come dice Tiziano e come insegna la psicoanalisi “la verità rende liberi”.
Foto: RadioBruno, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons