"Domani è un altro mondo" è un ciclo di incontri promossi dal Gruppo Altre Velocità e pensati per un pubblico di giovani dai 19 ai 25 anni (ma aperti a tutta la cittadinanza interessata) in merito al tema dell'educazione, soprattutto in rapporto ai cambiamenti occorsi con la pandemia e alle possibili soluzioni di ripartenza.
I due eventi si terranno il 10 novembre e il 1° dicembre 2022, alle ore 18 presso la Sala Tassinari di Piazza Maggiore 6 (Palazzo d'Accursio).
L'ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria all'indirizzo educazione.altrevelocità@gmail.com (indicando nome, cognome e numero di telefono).
10 novembre 2022 | ore 18 | Sala Tassinari (Piazza Maggiore 6)
Educare all’incanto
Incontro con Marco Dallari (Professore universitario di pedagogia, autore Educare per crescere, Educare bellezza e verità)
Si può programmare l’incontro con la meraviglia? Le arti hanno spesso provato e provano a mettersi al servizio della comunità, sebbene il loro “senso” non possa mai completamente esaurirsi in questo “servizio”. Eppure, il contesto scolastico rappresenta uno dei punti d’accesso in cui giovani e giovanissimi alunni e alunne incontrano l’arte grazie alle materie e attraverso le discipline proposte in classe. Si tratta di un contesto che garantisce l’esperienza della bellezza nelle sue tante possibili forme? Cosa affrontano (e come) le materie artistiche a scuola? Cosa potrebbero/dovrebbero sfidare? Siamo davvero tutti concordi che non siano materie “ancillari” ma fondamentali per la crescita armonica dei più giovani? E il teatro in questo contesto come si colloca? Quale può essere una relazione feconda possibile con “gli esperti esterni” del terzo settore e con gli istituti culturali delle città?
1 dicembre 2022 | ore 18 Sala Tassinari (Piazza Maggiore 6)
Lo scarto del sensibile
Incontro con Daniele Giglioli (critico letterario, autore di Critica della vittima e All’ordine del giorno è il terrore)
Ambigua essa stessa è la parola “ambiguità”: la si evoca spesso quando si parla di letteratura e di arti, ma cosa si intende precisamente con questo termine? In che senso ogni romanzo, poesia, spettacolo deve possedere un “margine di ambiguità” rispetto al proprio messaggio o rispetto ai personaggi messi in campo? Si tratta di un “lasciapassare” morale? La risposta a queste domande sta forse nel loro ribaltamento, ovvero nel rivolgerle al lettore-spettatore: esiste una postura corretta di fronte all’opera d’arte? Che cosa ci insegna la finzione, qual è il suo apporto pedagogico rispetto alla nostra realtà, individuale e collettiva?