di Alexander Payne - USA, 135' | Scheda del film
con Matt Damon, Christoph Waltz, Hong Chau, Kristen Wiig
https://www.youtube.com/watch?v=bynicB7ijZc
Dopo una carriera interamente dedicata a drammi e commedie realistiche caratterizzate dall’attenzione ai rapporti umani e alla psicologia dei personaggi, la notizia che Alexander Payne avrebbe presentato a Venezia un film fantascientifico, Downsizing, aveva spiazzato i più. Riusciva difficile immaginarlo alle prese con qualcosa di così differente dopo l’enorme successo di pubblico e di critica ottenuto con Nebraska, film in bianco e nero sulla vecchiaia e la famiglia.
Forse proprio per non rimanere imprigionato per sempre in un tipo di cinema che pur gli ha portato due Oscar e cinque nomination e che ormai è facilmente riconoscibile come cinema “alla Alexander Payne”, in Downsizing il regista statunitense è partito da un soggetto per lui inusuale, che non può non ricordare il surrealismo fantascientifico e filosofico di Philip K. Dick. In un futuro molto vicino, uno scienziato norvegese scopre un processo che permette di miniaturizzare gli esseri umani, rimpicciolendoli ad appena 12 centimetri e riducendo così drasticamente il loro impatto ambientale. Quindici anni dopo, una coppia in difficoltà economiche decide di sottoporsi al trattamento, per trasferirsi in una delle fiorenti comunità di small, dove anche con poco si può vivere da ricchi.
In realtà, sotto la forma della fantascienza emerge tutta la poetica di Payne, rivelando quello che Downsizing davvero è: una commedia sui rapporti umani. Infatti, sebbene il discorso ambientale rimanga centrale, una volta che il protagonista (Matt Damon, attore limitatissimo ma a cui riesce sempre bene la parte del fesso qualunque) viene miniaturizzato e si trasferisce nella mini-città di Leisureland, non vediamo più gli umani “normali”, i big; la vicenda ruoterà attorno ai rapporti del personaggio di Damon con se stesso e con gli altri abitanti della comunità, escludendo qualunque sguardo al mondo esterno.
Come commedia funziona, e molto bene: Payne sa come gestire i tempi comici, ed è aiutato da un cast perfettamente a suo agio nel genere (nel quale spicca inevitabilmente l’infallibile Christoph Waltz). I problemi sorgono quando andando avanti il film inizia a mostrare le ombre di quella società in apparenza perfetta. Finché Payne si limita a mostrarle superficialmente senza indagarle davvero e rimanendo così nel campo sicuro della commedia, Downsizing resta comunque più che godibile, ma il finale retorico lo spinge a una conclusione all’acqua di rose che è una condanna a ogni pretesa della pellicola. Rimasti allora con l’amaro in bocca, si finisce con il chiedersi cosa sarebbe potuto essere e invece non è stato. Il tentativo di scivolare dalla commedia alla distopia non riesce, e Downsizing rimane “solo” divertente, senza mai farsi davvero angosciante.
Eppure nella storia del cinema si trovano tanti esempi di film, spesso proprio fantascientifici, che presentando all’inizio una situazione assurda e divertente ne rivelano via via la dimensione inquietante, a volte addirittura disturbante. Buoni esempi potrebbero essere L’uomo dagli occhi a raggi X di Roger Corman o 4D Man di Irvin Yeaworth, ma qui è inevitabile il confronto con un classico degli anni ’50: Radiazioni BX: Distruzione uomo¸ di Jack Arnold, tratto proprio dal romanzo di Richard Matheson "Tre millimetri al giorno".
Qui il protagonista viene investito da una nube radioattiva che porta il suo organismo a rimpicciolirsi di giorno in giorno. All’inizio la situazione è inevitabilmente buffa: un adulto alle prese per la prima volta con un mondo non pensato per uomini alti come bambini fa ridere. Ma più lui si fa piccolo, più la sua vita da ridicola si fa pericolosa, e la risata lascia lo spazio prima a una smorfia, poi all’orrore di una delirante alienazione dalla realtà, che esplode in un finale allucinante e allucinato dove l’eroe scompare nell’infinitamente piccolo. Matheson nel suo romanzo, come Arnold nel film e Dick in tutta la sua narrativa, utilizzano l’assurdo per raccontare i paradossi della condizione umana, mentre Payne si ferma molto prima, sfruttando l’assurdo solo come mezzo comico con il quale costruire niente più di una classica commedia americana, ben confezionata ma destinata a concludersi in un nulla di fatto.
Può allora dispiacere molto che venga sciupata l’occasione per fondare una nuova grande distopia, e che dopo aver dato l’impressione di voler intraprendere proprio quella strada, Downsizing torni poi su sentieri più facili. Nei suoi film precedenti Payne passava sopra a tanti temi complessi riuscendo però per molti (ma non per tutti) a essere sempre penetrante. Qui però il discorso politico, quello ambientale, quello sociale, sembrano solo una semplicistica decorazione. Ciò non toglie che Downsizing comunque funzioni per quello che è, una buona sci-fi comedy, ma può far sorgere il sospetto che forse tutto il cinema alla Alexander Payne non sia mai stato altro che un’ottima confezione per storie che sembrano profonde senza poi esserlo così tanto. Certo, i suoi detrattori sono finora stati ben pochi, capace come è di mettere d’accordo tutti, ma quei pochi oggi hanno un’arma in più, nonostante Downsizing sia tutto tranne che un film fallito.
Scritto da Marcello Bonini
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