Mika Rottenberg nasce per coniugare l'impossibile. Di origini argentine, cresciuta in Israele e ora di base a New York, a poco più di quarant'anni è un'artista affermatissima nel panorama internazionale, ultima vincitrice del premio "Kurt Schwitters" e già esposta nelle maggiori gallerie occidentali.
Il Museo di Arte Moderna di Bologna, però, grazie alla collaborazione con il Goldsmiths Centre for Contemporary Art di Londra e il Kunsthaus Bregenz austriaco, è riuscito a portare in Italia la sua prima mostra personale in istituzione museale: 11 opere, di cui 3 create appositamente per l'occasione, sono esposte dal 31 gennaio nella Sala delle Ciminiere - nome derivato proprio dalle ciminiere, ancora visibili, dello storico panificio che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale rifornì il popolo bolognese, ora sede delle mostre temporanee - e lo saranno ancora fino al 19 maggio 2019.
Fruire le opere di Mika Rottenberg significa piegarsi alla loro esposizione, nel senso di assumere posizioni scomode - a testa in su per Untitled ceiling projection o piegati in avanti per Smoking lips - ma anche di sentirsi vagamente a disagio di fronte alle stesse, come nel caso di Ponytail. Il filo rosso è l'eccesso, il grottesco, e il fine ultimo, come spesso accade ai giorni nostri, un'indagine critica della nostra società "ammassata nell'apparenza", viziata fin dalla nascita della catena di montaggio fordista.
La redazione di Flashgiovani è andata a visitare la mostra e ne ha incontrato il promotore e curatore Lorenzo Balbi, Direttore del MAMbo, che ha raccontato, da esperto e da appassionato, l'idea artistica che guida Mika Rottenberg nelle sue creazioni.
Per chi ancora riuscisse ad andare di persona, la mostra è visitabile fino al 19 maggio 2019; per tutti gli altri interessati, questo è il risultato della nostra esperienza.
Elettra Bernacchini
https://youtu.be/Fb2ohP_CAYc