Ogni mese un articolo per trattare da vicino proprio quelle questioni che riguardano i ragazzi ma che sono così difficili da dire, quelle questioni che sembrano impossibili da spiegare.
La rubrica ALL YOU NEED IS FREUD nasce dal desiderio di parlare di psicologia a giovani fruitori, attraverso l'analisi di serie tv, film e canzoni contemporanee.
Losers
Una docuserie di 8 storie di sportivi che, nella loro carriera, hanno incontrato un fallimento che gli ha cambiato la vita. Racconteremo due episodi.
Il ko che ti salva la vita
Michael Bentt venne obbligato dal padre (che sognava una carriera da pugile) a iniziare a praticare pugilato, pretendendo che il figlio riuscisse in un'impresa che tempo addietro non era riuscito a realizzare.
Come si fa a soddisfare il sogno di qualcun altro?
Non si può e più uno ci prova, più fallisce.
In Dedalus spesso i ragazzi raccontano che, per non deludere i desideri dei genitori, accettano di seguire sport o frequentare scuole che non c'entrano con i propri sogni.
L'inconscio, quando il soggetto si allontana troppo da sé e da quello che desidera, parla attraverso quello che non funziona: i sintomi. I giovani si presentano in terapia con i corpi intossicati, bulimici, anoressici, depressi, per poter mostrare che qualcosa non va.
Bentt, riuscì comunque a diventare un pugile professionista. Dopo diverse sconfitte iniziali divenne campione di pesi massimi. Tuttavia durante un incontro venne messo ko e finì in ospedale. Entrò in coma e, dopo essere guarito, gli venne detto che non avrebbe più potuto salire sul ring. Bent racconta che si sentì sollevato: finalmente avrebbe potuto smettere di combattere. In seguito gli venne proposto di interpretare un pugile in un film e la sua vita ebbe una svolta. Si sentiva finalmente al posto giusto. Partecipò ad altri film e diventò allenatore per gli attori di Hollywood. Utilizzò il pugilato, che era quello che sapeva fare, da un posto diverso: il suo.
Il trionfo del fallimento
Jean van de Velde fin da piccolo amava il golf e venne aiutato a sviluppare il suo talento diventando un giocatore professionista. Nonostante il padre imprenditore fu deluso da questa scelta perché Jean, per intraprendere la carriera sportiva professionale, interruppe gli studi. A Jean mancava sempre qualcosa, non riusciva a vincere fino a quando il destino cambiò. Divenne uno dei migliori e partecipò al campionato più importante del mondo durante il quale fu subito in vantaggio. All'ultima buca, però, commise una serie di clamorosi errori e perse arrivando secondo. Cosa accadde?
Spesso i ragazzi iniziano una terapia nel momento in cui non sostengono il successo; finiscono tutti gli esami e non riescono a laurearsi oppure ottengono degli ottimi risultati sul lavoro e poi perdono tutto.
Vedere realizzato il proprio sogno può fare paura e, sintomaticamente, il soggetto si ripara con un fallimento. Si difende dalla responsabilità di sostenere i propri risultati, sia positivi che negativi, perché questo implicherebbe per il soggetto diventare padrone della propria vita e gestire il proprio desiderio.
Jean giocava per passione. Era riuscito a diventare un campione e, ad un passo dalla vittoria, qualcosa del suo desiderio ha ceduto. Tuttavia ha continuato a fare qualcosa di questo desiderio: dopo il campionato del mondo tornò in Francia e fu accolto da tantissimi ragazzi che si avvicinarono al golf proprio grazie a lui. Jean insegna con passione anche l'importanza di saper sopportare le sconfitte senza rinunciare ai propri sogni. “Se non sai perdere, non sai nemmeno vincere”.