In occasione di Visioni Italiane, il festival degli esordi che si svolge dal 27 febbraio al 5 marzo presso il Cinema Lumière a Bologna, la redazione di Flashgiovani ha intervistato gli autori dei corti presenti nella sezione Fare cinema a Bologna e in Emilia-Romagna.
Facciamo quattro chiacchiere con Caterina Salvadori, regista di Un'altra sigaretta, corto che sarà proiettato sabato 4 marzo alle 15.30 e che ripercorre le tappe fondamentali della vita di una cinica ventiquattrenne, dall'infanzia fino alla difficile entrata nel mondo del lavoro.
Cosa ha ispirato Un'altra sigaretta? C'è stata qualche circostanza in particolare?
Un’altra sigaretta nasce da una conversazione che ho avuto con alcuni amici neolaureati. Molti di loro dopo aver finito gli studi erano disorientati e non riuscivano a trovare lavoro. L’impressione che ho avuto è che la società fosse come una macchina ingolfata o una fabbrica che continuava a produrre “pezzi” in un mercato già saturo. E da lì è nata l'idea.
Quali sono gli ideali ormai morti, in cui non ha più senso credere? Quali sono invece quelli per cui vale la pena combattere e avere ancora fiducia?
Nel cortometraggio vengono mostrate le immagini di Marx e Che Guevara che cadono a terra, come un sogno infranto. Il 900 è stato il secolo in cui c'è stato un grande fallimento di ideali e di fiducia nell'uomo. Le esperienze di un mondo più egualitario sono sfociate nel comunismo, che ha avuto derive spaventose. Il 900 è stato il secolo dei grandi totalitarismi, la volontà di creare il mondo perfetto, ha portato ad esperienze come l'olocausto e gli ideali si sono rivelati armi di distruzione. Tuttavia, un mondo senza ideali diventa un mondo freddo, dove regna l'individualismo e l'interesse personale. I valori per cui vale la pena combattere penso nascono dalla consapevolezza di quelli che sono i nostri bisogni più profondi e non da quello che questa società capitalista ci ha insegnato. Inoltre penso sia importante avere un rispetto profondo per ogni essere umano, per la natura, sapendo che siamo profondamente connessi col mondo che ci circonda.
Come si può superare il legittimo senso di sfiducia che pervade la generazione dei ragazzi?
Io credo che il senso di sfiducia che pervade la mia generazione sia dovuto al 50% al contesto difficile, ma l'altro 50% al fatto che se tutti i giorni sentiamo le persone attorno a noi lamentarsi che non ci sono opportunità, inizieremo a credere che hanno ragione. Ma quando iniziamo a credere che l'ambiente in cui viviamo non ci dà nessuna possibilità assumiamo un atteggiamento passivo e la realtà non farà altro che darci ragione.
Quindi credo che il miglior modo per superare il senso di sfiducia sia mantenere un pensiero positivo, attivo, lucido e lavorare ogni giorno per crearsi le proprie opportunità. Un'altra cosa che penso sia importante è avere pazienza: noi giovani vogliamo tutto e subito, ma purtroppo niente cade dal cielo. Bisogna impegnarsi costantemente ed essere tenaci. Statisticamente se si agisce così, prima o poi le cose accadono, ed ecco superato il senso di sfiducia.
La protagonista del corto decide di contribuire a migliorare il mondo scegliendo una soluzione decisamente nichilista. In che modo i giovani possono contribuire a migliorare il mondo in cui vivono?
Penso che per migliorare il mondo in cui viviamo bisognerebbe applicare i propri valori nella realtà quotidiana, concretizzando i nostri ideali in ogni azione. È il primo passo per portare un cambiamento nel mondo, seppur piccolo.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, credo che noi giovani dovremmo cercare di far valere di più i nostri diritti, ribellarci a situazioni di "sfruttamento", cercare di non lavorare gratis, anche se facciamo quello che ci piace. A volte è complicato perché trovare lavoro è cosi difficile che uno ha paura di dire "no", ma se accettiamo queste condizioni non faremo altro che contribuire a rendere queste ingiustizie la regola.
Quali sono i progetti per il tuo presente/ futuro prossimo?
Attualmente sto lavorando alla sceneggiatura di un lungometraggio e ho scritto un altro cortometraggio che vorrei girare nei prossimi mesi.
A Visioni Italiane, il tuo corto è nella sezione "Fare Cinema a Bologna e In Emilia-Romagna". Quali sono le opportunità che la città/il territorio offre ai giovani che intendono approcciarsi a questo mondo?
Bologna ha tante piccole realtà cinematografiche attive sul territorio. Credo che il punto di forza sia la grande solidarietà e apertura che ho notato nel far rete e collaborare a progetti. Penso che Bologna sia un buon posto dove sperimentare nuovi tipi di cinema, creare collaborazioni e imparare. Inoltre la Cineteca spesso propone workshops con professionisti del cinema, che io ho seguito e ho trovato molto utili.