Tehran Taboo, in concorso al Future Film Festival per la sezione Platinum Grandprize, concorso per lungometraggi, è un film che parla di donne, le cui vite si intrecciano, dando vita ad una narrazione disincantata su un Iran pieno di contraddizioni.
Sullo sfondo di un paese in cui tenersi per mano con qualcuno per strada è reato, in cui l'aborto è illegale, in cui la prostituzione è una condizione priva di ogni sorta di tutela, in cui il divorzio da uomini violenti sembra essere impossibile, si inseriscono le personalissime storie di ribellione di tre protagoniste: una madre costretta a prostituirsi, una moglie in cerca della sua felicità, una giovane ragazza che vede il suo corpo mercificato pur di sfuggire alla miseria, sono le vittime di una storia che non hanno scritto loro e a cui cercano di sopravvivere, con profonda solidarietà. L'una si fa carico della disgrazia dell'altra e trae forza da una comune difficoltà.
Il regista Ali Soozandeh, Iraniano trapiantato in Germania, realizza la sua seconda pellicola, dopo una lunga carriera da animatore e una prima esperienza registica con Die Rückkehr der Wollmäuse nel 2009; mette in luce degli aspetti della sua società d'origine che in fin dei conti si fa specchio di una realtà che appartiene a tutti.