Intorno agli anni Sessanta uno studente, alla ricerca di fama, comincia a scrivere ripetutamente il proprio nome sui muri e per le strade della città di Philadelphia (USA), inaugurando un linguaggio, il Writing, che soltanto negli anni Ottanta comincerà ad essere considerato alla stregua di una corrente artistica. Attraverso uno pseudonimo, una formula, un accoppiamento di parole e numeri, i giovani inaugurano dunque un nuovo rituale che, interessando mura e palazzi, si propone come segno indelebile di una generazione. Come ogni fenomeno di natura popolare, il Writing o tagging è nato in maniera spontanea e autonoma e si è moltiplicato a macchia d’olio, dimostrando una comune e dilagante esigenza.
Spesso identificato con atti di vandalismo, il Writing è un fenomeno contemporaneo unico perché dà voce ad una sottocultura in cerca di nuovi spazi e modalità di affermazione, che, attraverso una pratica millenaria quale la scrittura, è in grado di cambiare pelle a intere città.
Dal Writing alla Street Art il passo è breve e la città che dà a questa nuova corrente artistica la possibilità di sviluppare e crescere è New York.
Considerati cantori e narratori moderni, gli Street Artists hanno scelto le strade per conferire al mondo un nuovo modo di fare arte che non si caratterizza solo per contenuto, tempo e tecnica ma anche per spazio, luogo e supporto. Convinti che l’arte sia di tutti, i vecchi e nuovi poeti dello scenario cittadino raccontano, con toni e metodologie diverse, un mondo contemporaneo.
La Street Art, nata più di quarant’anni fa dal sottosuolo dei quartieri più emarginati di New York, ha avuto la forza e il coraggio di arrampicarsi sempre più in alto e, sperimentando nuove tecniche e ricerche stilistiche, ha affermato il proprio diritto di esistere sia come disciplina artistica sia come autentico ed inedito fenomeno popolare.